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Che prospettive schiude il seminario su Pio XII e l’Olocausto

17/03/2009  |  Gerusalemme
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Ci sono vari punti di vista sul grado di successo della due giorni seminariale svoltasi la scorsa settimana a Gerusalemme e durante la quale ricercatori cattolici e loro colleghi convocati dallo Yad Vashem hanno esaminato lo stato delle più aggiornate ricerche sul tema Pio XII e l'Olocausto. Per il salesiano Roberto Spataro, uno degli organizzatori dell'evento, «tutti sono stati molto soddisfatti». Meno ottimista il gesuita di origini ebraiche, David M. Neuhaus, presente ai lavori come uditore. Se Spataro riconosce che occorrerà considerare ancora molti altri documenti, Neuhaus teme che si sia avviato un processo di confronto destinato a non aver fine.


Ci sono vari punti di vista sul grado di successo della due giorni seminariale svoltasi la scorsa settimana a Gerusalemme e durante la quale ricercatori cattolici e loro colleghi convocati dallo Yad Vashem hanno esaminato lo stato delle più aggiornate ricerche sul tema Pio XII e l’Olocausto.

Promosso dall’Istituto internazionale Yad Vashem per la ricerca sull’Olocausto e dallo Studio teologico salesiano Santi Pietro e Paolo, il seminario dell’8 e 9 marzo ha preso le mosse dalla controversia nata intorno alla didascalia di un pannello dedicato a papa Pacelli ed esposto a Gerusalemme presso il Museo dell’Olocausto. Vi si afferma che Pio XII tenne una posizione «neutrale» sull’Olocausto e non fece abbastanza per salvare gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

Riflettendo sugli esiti del seminario con Terrasanta.net, il 13 marzo padre Roberto Spataro, preside dello Studium salesiano e moderatore dell’evento, si è detto convinto che l’incontro abbia avuto successo e «che tutti sono stati molto soddisfatti». Spataro pone l’accento sul «clima amichevole» e sul «desiderio di proseguire anche in futuro il lavoro comune».

Da parte sua, il gesuita David M. Neuhaus, docente del Pontificio istituto biblico presente ai lavori come uditore, è meno ottimista: «In alcuni momenti la discussione ha assunto toni innovativi e molto interessanti – dice – ma, alla fine dei lavori, sono venuto via con la sensazione che siamo entrati in un processo organizzato in modo tale che non ne vedremo la conclusione».

Secondo padre Spataro tutti i partecipanti erano «ben consapevoli» al termine del seminario che occorrerà considerare molti altri documenti. La delegazione dello Yad Vashem ha espresso l’auspicio di poter esaminare da vicino i documenti portati alla luce dagli storici cattolici, che gettano una luce favorevole sulla condotta di Pio XII durante la guerra. Tra questi ve ne sono di conservati dalla famiglia Pacelli, dal periodico dei gesuiti La Civiltà Cattolica e dalla Congregazione vaticana per i religiosi.

Neuhaus loda il fatto che i delegati dello Yad Vashem abbiano offerto alla Chiesa un «dialogo crescente», che sta a dimostrare «la loro apertura e volontà di approfondire e impegnarsi». E tuttavia, sul piano pratico, il gesuita «non è molto ottimista sul fatto che davvero si farà qualcosa». In particolare Neuhaus critica due degli esperti dello Yad Vashem (Sergio Minerbi e Michael Phayer) che, dice, hanno «avanzato accuse assurde contro Pio XII, addebitandogli d’essere stato insensibile e d’aver nutrito un fanatico sentimento antigiudaico, quasi dovessimo badare bene a mantenerci in equilibrio tra due prospettive antitetiche: l’una del Pio XII santo ascetico, l’altra del Pio XII antisemita senza cuore».

Per padre Spataro i tre esperti più anziani tra i quattro proposti dallo Yad Vashem si sono mostrati «molto attaccati alle loro posizioni», mentre uno storico più giovane «è stato assai colpito da quanto veniva proposto». Il salesiano aggiunge che anche le autorità dello Yad Vashem, inclusi il direttore e i ricercatori, si sono dimostrate «molto attente alle discussioni e alla posizione sostenuta dai nostri storici».

Spataro spiega che durante i lavori gli è stato chiesto se sarebbe possibile pubblicare i documenti sottoposti dai ricercatori cattolici. «Non posso dire – ammette il religioso – che si siano persuasi, ma certamente erano molto interessati».

Padre Neuhaus, che è di origini ebraiche, paragona questa situazione a quella dei negoziati in corso da anni tra Santa Sede e Stato di Israele per dare applicazione, in materia di tassazione e di proprietà ecclesiastiche, all’Accordo Fondamentale siglato dalle due parti nel 1993. «C’è forse qualche similitudine tra questo processo senza scadenze che non ha un chiaro obiettivo e i negoziati in corso tra Israele e la Santa Sede, dove le discussioni continuano in un’atmosfera positiva che però non approda a risultati concreti?». Il gesuita incalza: «Ho la netta sensazione che lo Yad Vashem non abbia alcuna intenzione di cambiare la didascalia esposta nel museo».

Padre Spataro è molto più fiducioso, anche se ci tiene a sottolineare che la rimozione della discussa didascalia non era tra i principali obiettivi del seminario. «Io credo che verrà rimossa – dice -. Forse non domani o dopodomani, ma di qui a non molto tempo».

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