I cristiani del Medio Oriente sono pochi e sono sempre meno. Grazie a Dio se ne parla sempre di più, anche se non se ne parla ancora abbastanza. Gli ultimi anni hanno conosciuto una bibliografia crescente, quasi sempre di alto livello, sui cristiani che persistono ad allignare oltre il Mar Mediterraneo in Israele, Palestina, Iraq, Egitto e Turchia. Si comincia a conoscere i volti di chi continua a testimoniare la propria fede pur potendo fuggire in Occidente. Tra gli ultimi frutti di questa nuova attenzione anche il libro I Cristiani e il Medio Oriente, di Fulvio Scaglione.
Rappresentano una realtà su cui non si è disposti ad investire, sono una vittima sugli altari dei profeti armati del conflitto di civiltà e dell’integralismo religioso. Sono i cristiani del Medio Oriente, e ciò che conta è che sono sempre meno. Un piccolo gregge, il lucignolo fumigante su cui soffia il vento della miseria e della guerra, un’isola plurilingue, pluriliturgica e pluriconfessionale nel cuore dell’islam politico, nella culla dell’evangelizzazione. Sono sempre meno, ma, grazie a Dio, se ne parla sempre di più, e di certo non se ne parla ancora abbastanza.
Gli ultimi anni hanno conosciuto una bibliografia crescente, quasi sempre di alto livello, sui cristiani che persistono ad allignare oltre il Mar Mediterraneo in Israele, Palestina, Iraq, Egitto, Turchia. Si comincia a conoscere i volti di chi continua a testimoniare la propria fede pur potendo fuggire in Occidente, le storie di chi è quasi costretto al martirio perché non ha risorse sufficienti per sciogliere le vele verso lidi più tranquilli, per garantire un futuro eradicato ma vivibile, almeno alle ultime generazioni. Tra gli ultimi frutti di questa nuova attenzione che trova un archetipo autorevole negli appelli ripetutamente pronunciati dal Papa, va segnalato I Cristiani e il Medio Oriente, di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana. L’obiettivo è fissato su Iraq, Libano e Israele-Palestina, cui corrisponde la tripartizione del libro, secondo uno schema ripetuto ed efficace per illustrare i contenuti del viaggio-racconto di Scaglione: il ritratto di alcune storie «minute» per aiutare a cogliere la drammatica quotidianità dei tre Paesi, rispetto ai quali si dà un breve e preciso cenno sulla storia del cristianesimo ivi presente e dei suoi rapporti con l’islam; l’evidenziazione di alcune «leve», economiche e politiche, normalmente e mediaticamente sottaciute, la cui conoscenza è indispensabile per comprendere le condizioni medie di un iracheno, un libanese o un palestinese anche prescindendo dalle sue convinzioni religiose.
In coda ad ognuna delle tre parti del libro sono inserite alcune interviste a personalità di rilievo della cristianità mediorientale (monsignor Slemon Warduni per l’Iraq, Ghassan Tueni e Samir Khalil Samir per il Libano, monsignor Fouad Twal, i padri Emile Shoufani e David Neuhaus per Palestina e Israele). Questa scelta permette di ascoltare in viva voce giudizi autorevoli sulle prospettive ma anche sui compiti che spettano alle comunità cristiane in Medio Oriente. Se ne ricavano analisi disincantate e realiste, attente alle peculiarità e alle sofferenze del «piccolo gregge» mediorientale, a cui tuttavia si chiede di resistere, di rimanere, di dialogare, di sopportare. Chi è pastore in queste latitudini dichiara chiaramente il «costo» della fede a delle comunità autenticamente provate. Con l’auspicio che tale «costo» venga in qualche modo condiviso anche Oltremare.
Fulvio Scaglione
I cristiani e il Medio Oriente
La grande fuga
San Paolo ed., 2008
pp. 236 – 12,00 euro