Gerusalemme sta nel titolo di questo libro, ma non si può dire che ne sia la protagonista. Se ne sta invece piuttosto in disparte, paga di fare da scenario, peraltro notturno e quindi avvolto nell'oscurità, alle conversazioni tra i due gesuiti Carlo Maria Martini e Georg Sporschill. Il volume è una riflessione sui giovani e sul loro rapporto con gli adulti. Di più, è un'opera che si propone i giovani (e chi riveste un ruolo educativo nei loro confronti) come interlocutori ideali.
Gerusalemme troneggia nel titolo di questo libro, ma non si può dire che ne sia la protagonista. Se ne sta invece piuttosto in disparte, contentandosi di fare da scenario, peraltro notturno e quindi avvolto nell’oscurità, alle conversazioni tra due gesuiti: l’arcivescovo emerito di Milano, card. Carlo Maria Martini, e Georg Sporschill, religioso austriaco che opera tra i giovani e anima progetti di assistenza sociale ai bambini di Moldavia e Romania.
Il genere letterario di queste pagine ci pare non tanto quello della conversazione, quanto piuttosto della consultazione del saggio anziano (Martini) dal quale si sperano risposte illuminanti. Una volta ancora abbiamo a che fare con un libro-non-scritto di un autore che per gli editori rappresenta garanzia di successo. Il testo è fondamentalmente una riflessione sui giovani e sul loro rapporto con gli adulti. Di più, è un’opera che si propone i giovani (e chi riveste un ruolo educativo nei loro confronti) come interlocutori ideali.
Con linguaggio piano, qual è in genere quello del porporato piemontese, e a partire dalle sue personali esperienze e interrogativi di credente e di vescovo, Martini rivela una vena pedagogica ignota ai più. Rispondendo alla lunga teoria di domande che padre Sporschill ha raccolto tra i suoi giovani amici, il cardinale ragiona di religione in senso ampio, non concentrandosi soltanto sull’appartenenza militante alla Chiesa cattolica, ma soffermandosi sul rapporto dell’uomo – inteso come individuo, prima che come popolo o società – con Dio e la sua Rivelazione. Un rapporto in cui la dimensione trascendente vuole riverberarsi orizzontalmente, dentro le relazioni sociali, nella ricerca della giustizia, contenuto fondamentale delle Scritture sia ebraiche sia cristiane.
I capitoli V e VI del volume attirarono l’attenzione della stampa già quando, all’inizio del 2008, fu pubblicato l’originale in lingua tedesca. Il cardinale vi affronta temi etici ritenuti caldi sul versante del rapporto Chiesa-società (sessualità, contraccezione, omosessualità, ruolo della donna, celibato sarcerdotale, rapporti con le altre religioni e con l’islam in particolare). È proprio in queste pagine conclusive del libro che, a tratti, l’argomentare martiniano si fa piuttosto tortuoso.