Preziose ampolle in terracotta e in vetro finissimo, contenenti quello che potrebbe rivelarsi come il «profumo della Maddalena», l'unguento usato per ungere i piedi di Cristo. La notizia del ritrovamento arriva dal sito archeologico di Magdala, sul lago di Galilea, dove sono impegnati da diversi anni gli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Nel complesso termale compreso nella più vasta area archeologica di Magdala è stato rinvenuto un ninfeo del I secolo d.C. che ha restituito agli studiosi materiale di grandissima importanza: «In una piscina piena di fango - spiega padre Stefano De Luca, il direttore degli scavi - abbiamo ritrovato materiale risalente al più tardi al 70 d.C.».
Preziose ampolle in terracotta e in vetro finissimo, contenenti quello che potrebbe rivelarsi come il «profumo della Maddalena», l’unguento usato per ungere i piedi di Cristo. La notizia del ritrovamento arriva dal sito archeologico di Magdala, sulla riva occidentale del lago di Galilea (o di Tiberiade), dove sono impegnati da diversi anni gli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
Nel complesso termale compreso nella più vasta area archeologica di Magdala è stato rinvenuto un ninfeo del I secolo d.C. che ha restituito agli studiosi materiale di grandissima importanza: «In una piscina sovrastata da un arco e colma di fango – spiega padre Stefano De Luca, il direttore degli scavi – abbiamo trovato piatti e coppe in legno, oltre ad altro materiale risalente al più tardi al 70 d.C. Piatti e tazze di legno erano probabilmente l’equipaggiamento dei soldati romani, il che dice molto sulla vita della città a quel tempo. Il ninfeo, come il resto del complesso termale, era in uso ai tempi di Gesù e venne distrutto dalla campagna di Tito Vespasiano nel 66-67 d.C.. Sul livello di distruzione è stato ricavato nel III secolo un secondo pavimento che ha salvato il materiale coperto dalla demolizione. Il ritrovamento di oggetti in legno è eccezionale, visto il contesto di Madgala, una zona umida affacciata sul lago di Tiberiade».
Oltre alle tante suppellettili rinvenute, che gettano nuova luce sulla vita quotidiana di Magdala nel I secolo (secondo lo storico Giuseppe Flavio la città contava a quel tempo oltre 40 mila abitanti ed era il centro nevralgico della regione), gli scavi della campagna condotta dall’archeologo francescano hanno portato alla luce qualcosa di davvero unico. «Sul fondo delle piscine frequentate dalle donne, con scalini e banchi lungo le mura, abbiamo trovato una quantità di suppellettili femminili: oggetti per i capelli, per il trucco, spille… Le particolari condizioni del sito, riempito di fango, ci hanno permesso la repertazione di oggetti davvero straordinari, come alcuni unguentari intatti e sigillati, contenenti ancora materia grassa. Noi pensiamo che si tratti di balsami e profumi. Se l’analisi chimica lo confermerà, potrebbero essere i profumi e i balsami analoghi a quelli che la Maddalena o la peccatrice del Vangelo usarono per ungere i piedi di Cristo».
L’identificazione della peccatrice che lava e unge i piedi di Cristo (Lc 7,37-50) con la Maddalena non è certa ed è tardiva. Dai Vangeli sappiamo solamente che Maria chiamata la Maddalena, era la donna «dalla quale erano usciti sette demoni» (Lc 8,2). La Maddalena appartenne fin dagli inizi al gruppo delle discepole itineranti che seguivano Gesù. Nel racconto giovanneo la troviamo menzionata sotto la croce insieme alla «madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa » (Gv 19,25). La Maddalena è quindi certamente «presso la croce di Gesù» ed è la prima a recarsi al Sepolcro dove vede e riconosce Cristo risorto da morte. Alla Maddalena Gesù si rivolge chiamandola per nome: «Maria!» e a lei affida l’annuncio della resurrezione.
«La scoperta degli unguentari di Magdala ha comunque una grandissima importanza – spiega padre De Luca -. Se anche non fosse la Maddalena la donna che ha unto i piedi del Cristo, abbiamo tra le mani i “prodotti cosmetici” del tempo di Gesù. È insomma molto probabile che la donna che ha unto i piedi di Gesù abbia usato proprio questi unguenti, o prodotti comunque simili per composizione e qualità organolettiche».
Ora le ampolle con il «profumo della Maddalena» sono state affidate ai laboratori di un’importante università italiana e non si esclude di poter arrivare a riprodurre chimicamente i balsami e gli unguenti in uso al tempo di Gesù.
(Nel numero di gennaio-febbraio 2009 del bimestrale Terrasanta torneremo più diffusamente sull’argomento)