Da qualche tempo una parte di Gerusalemme, quella più antica sulla collina sud-orientale, ha riconquistato l’attenzione del mondo. In particolare ha fatto molto scalpore la rivendicazione dell’archeologa israeliana Eilat Mazar di aver scoperto i resti del palazzo di Davide negli scavi da lei intrapresi negli ultimi tre anni nell’Area G o Acropoli reale, dove numerosi archeologi del passato già si erano cimentati con successo.
I moderni studiosi avevano rivendicato per questa collina l’attribuzione biblica di vera e autentica Sion o Città di Davide già nel diciannovesimo secolo, contro una tradizione secolare, comune a ebrei, cristiani e musulmani, che riconosceva invece tale località sulla più alta collina occidentale fino ad oggi chiamata col nome di Sion. La collina orientale si accontentava allora della più modesta identificazione con l’Ofel biblico, termine non ancora completamente caduto dall’uso.
La Bibbia riconosce che la città di Gerusalemme era rimasta tra quelle non possedute dagli israeliti in seguito alla prima azione di conquista sotto Giosuè (Gs 15,63). Fu del re Davide il merito della sua espugnazione e di averla scelta come sede amministrativa, una scelta dettata forse più da ragioni politiche che militari, ma comunque ricca di conseguenze per la storia futura. Il racconto biblico considera quasi come sinonimi i tre termini Gerusalemme, rocca di Sion e città di Davide. «Il re e i suoi uomini mossero verso Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano in quel paese. (…) Davide prese la rocca di Sion, cioè la città di Davide. (…) Davide abitò nella rocca e la chiamò Città di Davide. Egli vi fece intorno costruzioni, dal Millo verso l’interno. Davide andava sempre crescendo in potenza e il Signore Dio degli eserciti era con lui. Chiram re di Tirò inviò a Davide messaggeri con legno di cedro, carpentieri e muratori, i quali costruirono una casa a Davide» (2Sam 5,6-11). La rocca medesima è indicata infine come luogo di sepoltura: «Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide» (1Re 2,10).
È vivissima in questo momento tra gli studiosi la discussione su quanto questi racconti, che riferiscono fatti antichissimi (di circa tremila anni fa), debbano essere presi letteralmente. Come succede, alcuni prendono posizioni estreme, altri si chiedono se non ci sia spazio anche per le posizioni intermedie. La zona archeologica corrisponde poi anche ad una zona politicamente «calda», trovandosi immersa nel contenzioso della Gerusalemme est, occupata dagli israeliani nella guerra del 1967 ma che gli abitanti indigeni rivogliono indietro come parte di uno Stato autonomo palestinese. D’altra parte, se gli israeliani si rifanno alla città Davide («dove tutto è cominciato» come dice la propaganda), non si vede perché i palestinesi non potrebbero rifarsi ai Gebusei che ne erano gli originari abitanti?
Ma anche Betlemme contende a Gerusalemme il titolo di Città di Davide: «Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme», si dice nel Vangelo di Luca (Lc 2,4). La tradizione cristiana ha presente il tema dell’opposizione delle due città (Be tlemme e Gerusalemme) come città del Messia, figlio di Davide e i pellegrini menzionano una chiesa dedicata al re Davide a Betlemme, là dove si riteneva che fosse anche sepolto, lui e tutta la sua famiglia (Anonimo di Bordeaux, Girolamo, Arculfo).