Nelle ultime settimane della campagna elettorale per le presidenziali statunitensi qualcuno in Medio Oriente scrisse che se fosse toccato al mondo scegliere il prossimo inquilino della Casa Bianca, la scelta sarebbe caduta su Barack Obama. Ieri, 4 novembre 2008, gli elettori statunitensi si sono espressi allo stesso modo, assegnando una schiacciante vittoria al loro primo presidente di colore. Anche dal Medio Oriente, nel giorno del trionfo, sono giunti a Obama molti messaggi di congratulazioni. Accompagnati dallo scetticismo di Hamas.
Nelle ultime settimane della campagna elettorale per le presidenziali statunitensi qualcuno in Medio Oriente scrisse che se fosse toccato al mondo scegliere il prossimo inquilino della Casa Bianca, la scelta sarebbe caduta su Barack Obama. Ieri, 4 novembre 2008, anche gli elettori statunitensi si sono espressi allo stesso modo, assegnando una schiacciante vittoria al loro primo presidente di colore.
Oggi anche dal Medio Oriente sono giunti a Obama molti messaggi di congratulazioni. La sua elezione è stata salutata con enfasi dal capo dello Stato d’Israele, Shimon Peres, che ha dichiarato: «Non ricordo nessun’altra elezione che sia stata seguita da quasi tutta l’umanità con tanta partecipazione e speranza. Voglio congratularmi con il nuovo presidente eletto: giovane, fresco, promettente, rappresenta un cambiamento e apre la via al cambiamento. (…) È un’opportunità per sfuggire alla crisi che affligge oggi il mondo e fare ingresso in una nuova era di cooperazione, di economia produttiva e di solidarietà umana. In qualche modo è la fine del razzismo. Non sarà più possibile a un bianco rivendicare la sua superiorità o a un nero sentirsi discriminato. Siamo tutti uguali e questa elezione lo afferma con chiarezza».
Più formali i commenti del primo ministro dimissionario Ehud Olmert, secondo il quale «ancora una volta l’America ha dato prova di essere veramente la più grande democrazia e di rappresentare un esempio per tutte le democrazie del mondo (…) Israele e gli Usa hanno un comune desiderio di progredire verso la pace e la stabilità in Medio Oriente. Non dubitiamo che le relazioni speciali che regnano tra i nostri due Paesi si faranno ancora più strette durante l’amministrazione Obama»
Da Budapest, dove si trova in visita ufficiale, il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), dopo aver espresso le sue congratulazioni, ha detto: «Speriamo che il nuovo presidente americano abbia più successo nei suoi sforzi verso la pace in Medio Oriente. Ci aspettiamo cambiamenti e speriamo che valgano a portarci pace».
Da parte loro i dirigenti di Hamas – il movimento islamista che dal giugno dello scorso anno ha il pieno controllo della Striscia di Gaza e che vinse le elezioni politiche palestinesi nel gennaio 2006, andando incontro a un boicottaggio internazionale fortemente voluto da Israele e dall’amministrazione Bush – hanno dichiarato che aspettano Obama alla prova dei fatti prima di giudicarlo e che sono pronti a interloquire con chiunque sieda alla Casa Bianca, ma senza rinunciare ai propri diritti.