A sorpresa, anche alcuni leader politici israeliani sono stati invitati alla conferenza interreligiosa organizzata da re Abdullah d'Arabia, il 12 novembre prossimo, a New York. Tra meno di due settimane, infatti, presso la sede delle Nazioni Unite, si svolgerà la seconda conferenza internazionale sul dialogo interreligioso promossa dal sovrano arabo. La prima, svoltasi a Madrid lo scorso luglio, aveva visto partecipanti cristiani, induisti, buddisti e musulmani.
(c.g.) – A sorpresa anche alcuni leader politici israeliani sono stati invitati alla conferenza interreligiosa organizzata da re Abdullah d’Arabia, il 12 novembre prossimo, a New York. Tra meno di due settimane, infatti, presso la sede delle Nazioni Unite, si svolgerà la seconda conferenza internazionale sul dialogo interreligioso promossa dal sovrano arabo. La prima, svoltasi a Madrid lo scorso luglio, aveva visto partecipanti cristiani, induisti, buddisti e musulmani.
Tra i molti delegati anche il cardinal Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, in rappresentanza della Santa Sede e, cosa che sembrò una novità assoluta nel cammino di disgelo tra ebrei e musulmani, il rabbino David Rosen, cittadino israeliano e responsabile delle relazioni interreligiose per il Comitato ebraico americano.
La conferenza di novembre sembra segnare un progresso ulteriore nel dialogo tra le fedi (e anche, forse, nel dialogo diplomatico): infatti il presidente israeliano Shimon Peres e l’attuale ministro degli Esteri (in lizza per diventare primo ministro) Tzipi Livni, potrebbero partecipare all’incontro.
«Andrò negli Stati Uniti per questa occasione di dialogo con le altre religioni» ha affermato re Abdullah, la cui esplicita intenzione è quella di far conoscere il volto positivo dell’islam in un periodo in cui il terrorismo islamico sta manifestando tutta la sua forza. «Siamo dispiaciuti che alcuni dei nostri figli siano stati tentati da Satana o da fratelli di Satana – ha dichiarato il sovrano riferendosi ai musulmani autori di attentati -; niente può cancellare questa macchia dalla reputazione dell’islam, se non il fatto che i musulmani tendano la mano ai loro fratelli delle altre religioni del mondo».