Quella luce sulla via di Damasco
L’anno dedicato a San Paolo ci spinge ad intraprendere un itinerario nella vita e nel pensiero di quest’uomo, spesso chiamato semplicemente come l’Apostolo.
In questi brevi articoli rivisiteremo alcuni luoghi ed eventi significativi della vita di Paolo e ci metteremo in ascolto della sua parola, del messaggio forte e inconfondibile che egli stesso definisce «il mio vangelo» (Rm 2,16).
L’itinerario prende avvio dall’avvenimento centrale e fondamentale dell’esistenza di Paolo: l’incontro con Gesù risorto sulla via di Damasco. Questa esperienza, narrata da Luca per ben tre volte negli Atti degli apostoli, coglie imprevedibilmente Paolo nel pieno della sua attività di persecutore dei seguaci della dottrina di Cristo (At 9,2). Nulla poteva far pensare che Paolo sarebbe divenuto proprio uno di quei discepoli. Era in viaggio, nell’ora in cui il sole è alto; aveva in cuore il pensiero di arrestare e punire e tra le mani le lettere del sommo sacerdote che avvaloravano il suo operato (At 26,12-13). Ciò che accade sulla via di Damasco ha la gratuità dei gesti di amore non dovuti, che sorprendono quanto più sono inattesi, non meritati. Una voce chiama per nome; una luce abbagliante oscura tutto ciò che fino a quel momento era sembrato certo.
Dio raggiunge Paolo nel suo mondo di osservanza irreprensibile della legge, nel suo zelo di difensore delle tradizioni dei padri (Gal 1,13-17) e lo chiama ad altro zelo, non più fatto di persecuzione verso qualcuno, ma di annuncio a tutte le genti, senza più confini di giudei o greci, di schiavi o di liberi (Gal 3,28).
«Chi sei, o Signore?». «Io sono Gesù, che tu perseguiti!» (At 9,5).
La dottrina dei seguaci di Gesù, temuta, osteggiata, lascia il posto alla presenza stessa di Gesù; a lui che non viene per giudicare e condannare, ma per cambiare il cuore.
L’uomo che cercava di conquistare la propria giustizia davanti a Dio per mezzo delle tante opere buone indicate dalla legge, scopre Dio offre a tutti gli uomini, come a figli, una salvezza che è grazia da accogliere nella fede. Valori e norme per essere in comunione con Dio cedono il passo a Gesù, Figlio dato per noi, al suo mistero di croce e di risurrezione, alla possibilità di vivere in lui e per lui senza paura e senza presunzione. In questa diversa relazione con Dio, fatta di affidamento, di apertura grata e gioiosa ad un dono che ci ha raggiunti quando ancora eravamo peccatori (Rm 5,8) sta la conversione di Paolo, il segreto del nuovo dinamismo creativo impresso alla sua vita.
Forse non fu tutto immediatamente chiaro al cuore e alla mente in quel giorno, sulla via di Damasco. Luca racconta che Paolo rimase per un poco senza poter vedere ed ebbe bisogno di essere condotto per mano. Innumerevoli strade e viaggi, gioie e fatiche attraversate con il Vangelo nel cuore formeranno il Paolo che conosciamo attraverso le lettere. Ma la forza di quell’esperienza iniziale resta.
Dalla strada verso Damasco in poi, Paolo cominciò a percorrere i suoi giorni «nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20).
(L’autrice è clarissa e claustrale presso il monastero Santa Chiara di Milano)