Ieri, poco prima di recitare la preghiera dell'Angelus dalla finestra del suo studio che s'affaccia su piazza San Pietro, Benedetto XVI ha voluto tornare sulle sofferenze che nelle ultime settimane hanno toccato i cristiani iracheni e indiani. Il Papa ha preso spunto dall'appello di pace - che vi proponiamo integralmente - sottoscritto il 24 settembre dai responsabili delle Chiese cattoliche orientali presenti al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
Ieri, poco prima di recitare la preghiera dell’Angelus dalla finestra del suo studio che s’affaccia su piazza San Pietro, Benedetto XVI ha voluto tornare sulle sofferenze che nelle ultime settimane hanno toccato i cristiani iracheni e indiani. Il Papa ha preso spunto dall’appello di pace sottoscritto il 24 settembre dai responsabili delle Chiese cattoliche orientali presenti al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Queste le parole del Pontefice:
«Al termine dell’Assemblea sinodale, i patriarchi delle Chiese Orientali hanno lanciato un appello, che faccio mio, per richiamare l’attenzione della comunità internazionale, dei leaders religiosi e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà sulla tragedia che si sta consumando in alcuni Paesi dell’Oriente, dove i cristiani sono vittime di intolleranze e di crudeli violenze, uccisi, minacciati e costretti ad abbandonare le loro case e a vagare in cerca di rifugio. Penso in questo momento soprattutto all’Iraq e all’India. Sono certo che le antiche e nobili popolazioni di quelle nazioni hanno appreso, nel corso di secoli di rispettosa convivenza, ad apprezzare il contributo che le piccole, ma operose e qualificate, minoranze cristiane danno alla crescita della patria comune. Esse non domandano privilegi, ma desiderano solo di poter continuare a vivere nel loro Paese e insieme con i loro concittadini, come hanno fatto da sempre. Alle autorità civili e religiose interessate chiedo di non risparmiare alcuno sforzo affinché la legalità e la convivenza civile siano presto ripristinate e i cittadini onesti e leali sappiano di poter contare su una adeguata protezione da parte delle istituzioni dello Stato. Auspico poi che i responsabili civili e religiosi di tutti i Paesi, consapevoli del loro ruolo di guida e di riferimento per le popolazioni, compiano dei gesti significativi ed espliciti di amicizia e di considerazione nei confronti delle minoranze, cristiane o di altre religioni, e si facciano un punto d’onore della difesa dei loro legittimi diritti».
Di seguito vi proponiamo il testo integrale dell’appello promosso dai patriarchi delle Chiese orientali:
«Cristo è la nostra pace» (Efesini 2, 14).
Nell’anno giubilare dell’apostolo Paolo, il Santo Padre Benedetto XVI ci ha radunati in Sinodo con i vescovi rappresentanti dell’intera Chiesa Cattolica.
Esprimiamo profonda riconoscenza al Papa per avere sempre prontamente e instancabilmente elevato la supplica a Dio e la voce in favore dei fratelli e delle sorelle dell’Oriente. Sul Suo esempio, anche noi, come discepoli di Cristo, padri e capi delle Chiese Orientali Cattoliche, rinnoviamo l’implorazione a Dio e facciamo appello a tutti perché sia confermato ogni intento per favorire ovunque la pace nella libertà, nella verità e nell’amore.
Avvertiamo nei cuori un fremito per le sofferenze di tanti nostri figli e figlie dell’Oriente: bambini e giovani; persone in difficoltà estrema per età, salute ed essenziali necessità spirituali e materiali; famiglie sempre più tentate dallo sconforto per il presente e per il futuro. E sentiamo il dovere di farci interpreti delle loro giustificate attese perché una vita dignitosa sia presto garantita a ciascuno in una proficua convivenza sociale.
Opera della giustizia è la pace! È un imperativo al quale non possiamo e non vogliamo sottrarci. Chiediamo, perciò, in particolare per la Terra Santa, che diede i natali a Cristo Redentore, per il Libano, l’Iraq e l’India la pace nella giustizia, di cui è garanzia una reale libertà religiosa.
Siamo vicini a quanti soffrono per la fede cristiana e a tutti i credenti impediti nella professione religiosa. Rendiamo omaggio ai cristiani che recentemente hanno perduto la vita in fedeltà al Signore.
Davanti al Papa e ai padri sinodali, incoraggiati dalla loro fraternità, presentiamo una vibrante richiesta:
– ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà perché pratichino il rispetto e l’accoglienza dell’altro nella vita quotidiana, facendosi prossimo di quanti sono nel bisogno, vicini e lontani;
– ai pastori e ai responsabili religiosi di predicare e favorire tale atteggiamento, appoggiando e moltiplicando le iniziative di mutua conoscenza, di dialogo e di soccorso;
– alla comunità internazionale e agli uomini di governo perché garantiscano a livello legislativo la vera libertà religiosa nel superamento di ogni discriminazione e l’aiuto a quanti sono costretti a lasciare la propria terra per motivi religiosi.
Si compia l’auspicio di Papa Benedetto XVI: «Possano le Chiese e i discepoli del Signore rimanere là dove li ha posti per nascita la divina Provvidenza; là dove meritano di rimanere per una presenza che risale agli inizi del cristianesimo. Nel corso dei secoli essi si sono distinti per un amore incontestabile e inscindibile alla propria fede, al proprio popolo e alla propria terra» (Benedetto XVI, in visita alla Congregazione per le Chiese Orientali il 9 giugno 2007).
«Cristo è la nostra pace». Questa divina Parola è portatrice di conforto e di speranza, e sprona a cercare vie nuove di pace, che trovino efficacia nella Benedizione di Dio. Via alla pace, noi pastori dell’Oriente, desideriamo possa essere l’umile ma accorato appello che poniamo nelle mani del Santo Padre, rendendo grazie a Dio e a quanti lo accoglieranno benevolmente.
Intercedano questo dono i santi apostoli Pietro e Paolo, e i martiri, vicini come siamo alle loro memorie romane. Sia potente avvocata la Santissima Madre di Dio: la Regina della Pace faccia giungere la nostra preoccupazione, i nostri intenti e le nostre preghiere a Cristo Signore e Dio, Principe della Pace.
Dal Vaticano, 24 ottobre 2008
Tarcisio Bertone
Cardinale Segretario di Stato
Leonardo Sandri
Cardinale Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
William Joseph Levada
Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
Presidente Delegato
George Pell
Cardinale Arcivescovo di Sydney
Presidente Delegato
Odilo Pedro Scherer
Cardinale Arcivescovo di São Paulo
Presidente Delegato
Nikola Eterovi{U-Cacute}
Arcivescovo Titolare di Sisak
Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi
Nasrallah Pierre Sfeir
Cardinale Patriarca di Antiochia dei Maroniti
Emmanuel III Delly
Cardinale Patriarca di Babilonia dei Caldei
Varkey Vithayathil
Cardinale Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi
Antonios Naguib
Patriarca di Alessandria dei Copti
Gregorios III Laham
Patriarca di Antiochia dei Greco-Melchiti
Nerses Bedros IXI Tarmouni
Patriarca di Cilicia degli Armeni
Mar Baselios Cleemis Thottunkal
Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi
Fouad Twal
Patriarca di Gerusalemme dei Latini
Jules Mikhael Al-Jamil
Procuratore del Patriarcato di Antiochia dei Siri
Dionisio Lachovicz
Rappresentante dell’Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyc (Ucraina)
Florentin Crihalmeanu
Rappresentante dell’Arcivescovo Maggiore di Fagaras si Alba Iulia (Romania)