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Una frana e molte colpe

17/09/2008  |  Il Cairo
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Una frana e molte colpe
I soccorritori all'opera nel quartiere di Manshiat el-Nasser, al Cairo.

La speculazione edilizia, avvallata dalle stesse autorità cittadine, è tra le cause della sanguinosa frana del 6 settembre scorso sulla collina di Muqatam, nella metropoli egiziana del Cairo. Il ragionevole dubbio è sollevato da un padre missionario, testimone d'eccezione degli eventi e la cui identità preferiamo non divulgare. Quel giorno almeno 70 tonnellate di roccia si staccarono dalla parete della collina per sommergere il sottostante quartiere popolare di Manshiat el-Nasser, dove vivono gli zaballin, i raccoglitori di immondizia della capitale. Secondo le autorità le vittime della sciagura sarebbero almeno 92; ma in molti ne calcolano almeno 600.


(c.g.) – La speculazione edilizia, avvallata dalle stesse autorità cittadine, è tra le cause della recente sanguinosa frana della collina di Muqatam, nella metropoli del Cairo, in Egitto. Il ragionevole dubbio è sollevato da un padre missionario, testimone d’eccezione degli eventi e la cui identità preferiamo non divulgare. Lo scorso 6 settembre, una cascata di massi del peso di almeno 70 tonnellate si stacca dalla parete della collina di Muqatam per sommergere il sottostante quartiere popolare di Manshiat el-Nasser, dove vivono gli zaballin, i raccoglitori di immondizia della capitale.

Secondo le autorità, dopo diversi giorni di scavi le vittime della sciagura sarebbero almeno 92; ma in molti, considerando la densità di popolazione dell’area, sostengono che i dispersi potrebbero essere almeno 600. «Bisogna sapere che metà della montagna del Muqatam è stata venduta ad una multinazionale degli Emirati Arabi – spiega il missionario – e sull’altopiano che sovrasta Manshiet el-Nasser sta sorgendo un complesso commerciale. Secondo molti è il motivo per cui questo quartiere di miseria e sporcizia deve scomparire». Alcuni giornali egiziani indipendenti, secondo l’agenzia APcom, hanno riferito di un fondo pari a 250 milioni di dollari donati dalla Banca di Abu Dhabi al governo egiziano per dislocare gli abitanti del quartiere poi sommerso dai detriti in un’altra area; il fondo fino ad oggi non sarebbe mai stato utilizzato perché finito nelle casse del ministero degli Interni.

Diversi osservatori, inoltre, hanno giudicato incomprensibile il ritardo degli aiuti e il comportamento dei soccorritori ufficiali alla popolazione colpita. «Il fatto più inquietante è quello di aver aspettato ore ed ore prima che arrivasse un bulldozer -continua il missionario-. Dopo parecchie ore dal disastro è apparsa la prima macchina dei pompieri. E sono rimasti a guardare. C’era un gruppo di giovani volontari venuti a portare soccorso, sono stati caricati su furgoncini della polizia e fatti sparire come terroristi! Poi è subentrata la ruspa e vedevi riempire un camion con tutto quello che veniva fuori: rocce, sassi, terriccio e brandelli di corpi umani. Questi poi venivano raccolti in sacchetti e fatti sparire per destinazione ignota».

Secondo un testimone intervistato dalla Bbc, prima della tragedia le autorità locali stavano facendo spaccare delle pietre sulla sommità della montagna, cosa che potrebbe aver causato la frana. Gli alti funzionari in visita sul luogo della tragedia alcuni giorni dopo sono stati oggetto di lancio di pietre da parte della folla inferocita. Giornali indipendenti hanno denunciato la mancata visita del presidente Hosni Mubarak al quartiere disastrato per il timore dei servizi di sicurezza delle reazioni violente degli abitanti. Dopo la tragedia, il governo ha annunciato controlli sugli insediamenti della città del Cairo costruiti senza regolari permessi.

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