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Israele. Rapporto sulle disuguaglianze tra arabi ed ebrei

22/09/2008  |  Milano
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Israele. Rapporto sulle disuguaglianze tra arabi ed ebrei
Ebrei e arabi in una via della Gerusalemme vecchia. (foto M. Gottardo)

Gli ebrei israeliani vivono in media tre anni e mezzo in più dei loro concittadini arabi. E la differenza, nel caso delle donne, diventa addirittura di quattro anni. Ad affermarlo è il rapporto sull'Indice di uguaglianza, pubblicato da Sikkuy, Associazione per il raggiungimento dell'uguaglianza civile in Israele. Il rapporto, che si riferisce alle condizioni di vita nel 2007, analizza gli elementi di disuguaglianza esistenti tra concittadini ebrei e arabi in fatto di educazione, condizione abitativa, welfare, salute e occupazione. Disuguaglianza che, secondo i curatori del lavoro, si sarebbe aggravata rispetto alla situazione del 2006.


Gli ebrei israeliani vivono in media tre anni e mezzo in più dei loro concittadini arabi. E la differenza, nel caso delle donne, diventa addirittura di quattro anni. Ad affermarlo è il rapporto sull’Indice di uguaglianza, pubblicato da Sikkuy, Associazione per il raggiungimento dell’uguaglianza civile in Israele.

Il rapporto, che si riferisce alle condizioni di vita nel 2007, analizza gli elementi di disuguaglianza esistenti tra concittadini ebrei e arabi in fatto di educazione, condizione abitativa, welfare, salute e occupazione. Disuguaglianza che, secondo i curatori del lavoro, si sarebbe aggravata rispetto alla situazione del 2006.

Vita e morte: oltre al divario nelle aspettative di vita (i cittadini ebrei israeliani vivono, come si è detto, in media tre anni e mezzo in più degli arabi), il rapporto denuncia anche un grave gap nelle percentuali di mortalità infantile che, nel caso dei bimbi arabi tocca l’8,5 per mille; nel caso dei bimbi ebrei si ferma al 3,4.

Nel campo del welfare la distanza tra i due gruppi è evidente: i cittadini arabi ricevono infatti solo il 49 per cento dei contributi a cui avrebbero diritto. Lo Stato di Israele, secondo il rapporto, investe in media 508 shekel, circa 100 euro, su ogni cittadino ebreo e solo 348 shekel, circa 68 euro, su ciascuno cittadino arabo. Il 65,7 per cento dei ragazzi arabi vive al di sotto della soglia di povertà, situazione che si verifica «solo» per il 31,4 per cento dei coetanei ebrei.

La causa di queste disparità, secondo il rapporto, andrebbero individuate nella politica fiscale israeliana e nei tagli al welfare. Il governo subordina il trasferimento di fondi a un’autorità locale al corrispondente contributo versato da quella stessa autorità allo Stato. Si crea così un circolo vizioso: i comuni più poveri, in molti casi quelli arabi, non riescono a versare un contributo al bilancio del welfare e così perdono i fondi statali di cui avrebbero bisogno.

Nel campo dell’educazione il panorama è variegato: da un lato si registra una crescita dei successi negli esami di ammissione scolastici sia tra gli studenti arabi, sia tra gli studenti ebrei. D’altra parte gli abbandoni scolastici sono dell’8 per cento tra gli arabi e della metà, il 4 per cento, tra gli ebrei.

L’unico primato dei cittadini arabi si registra in campo abitativo: il 93 per cento degli arabi israeliani infatti dichiara di avere una casa di proprietà, contro il 70 per cento degli ebrei israeliani. Tuttavia il numero medio di persone per stanza nelle comunità arabe è di 1,42, contro lo 0,85 delle famiglie ebraiche che dispongono del 50 per cento di metri quadri a persona in più rispetto agli arabi.

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