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Fra Pizzaballa sugli 800 anni dell’Ordine francescano

26/09/2008  |  Gerusalemme
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Fra Pizzaballa sugli 800 anni dell’Ordine francescano
Il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, ritratto sul terrazzo del convento di San Salvatore, a Gerusalemme.

Nel 2009 ricorreranno ottocento anni dall'approvazione della Regola dell'Ordine francescano. Per capire meglio l'importanza di questa ricorrenza abbiamo parlato con il Custode di Terra Santa. Padre Pierbattista Pizzaballa ci spiega le ragioni della storica presenza dei francescani in Medio Oriente e ci confida le sue speranze per l'Ordine e la Chiesa nella regione, soffermandosi infine sulle speranze di pace tra israeliani e palestinesi.


Nel 2009 ricorreranno ottocento anni dall’approvazione della Regola dell’Ordine francescano. Per capire meglio l’importanza di questa ricorrenza abbiamo parlato con il Custode di Terra Santa. Padre Pierbattista Pizzaballa ci spiega le ragioni della storica presenza dei francescani in Medio Oriente e ci confida le sue speranze per l’Ordine e la Chiesa nella regione, soffermandosi infine sulle speranze di pace tra israeliani e palestinesi.

Che significato hanno per l’Ordine francescano gli 800 anni dall’approvazione della Regola? Quali celebrazioni sono in calendario per il prossimo anno in Terra Santa?
La celebrazione dell’ottocentesimo anniversario della nascita dell’Ordine dei Frati Minori ha innanzitutto un significato carismatico e spirituale. Ci sentiamo tutti chiamati a riscoprire le radici evangeliche ed ecclesiali della nostra vocazione. Veramente l’ispirazione di san Francesco è stata di vivere integralmente il Vangelo, nell’imitazione appassionata di Gesù Cristo, nella povertà e nella semplicità. Nello stesso tempo egli sentiva fortemente di vivere nella Chiesa, condividendo la sua missione per la salvezza del mondo. Nelle diverse situazioni sociali e culturali i frati minori di tutto il mondo devono rinnovare la loro vocazione in riferimento ai problemi del loro ambiente. In Terra Santa ci impegneremo soprattutto nella formazione permanente dei frati, con una serie di iniziative che inizieranno con il rinnovo del professione religiosa, fatta comunitariamente nella basilica del Getsemani e, al termine di una serie di incontri formativi, culmineranno nella celebrazione di due Capitoli regionali, in Galilea e Giudea. Cercheremo di coinvolgere tutta la grande famiglia francescana, ossia le religiose francescane e i laici del Terz’Ordine, oltre che i giovani delle nostre parrocchie.

Quanto è rilevante la presenza dei francescani in quell’area ai fini della ricerca della pace?
L’impegno per la pace appartiene al nucleo originale della vocazione francescana. Ma non si tratta di una faccenda di ordine politico. Nel testamento di san Francesco possiamo leggere: «Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: "Il Signore ti dia la pace!"». Questo significa che la pace non è solamente un equilibrio di interessi politici ed economici, ma più profondamente è il risultato di un incontro con Dio, che vince in noi la forza del peccato e della violenza. L’uomo riconciliato con Dio desidera naturalmente instaurare con gli altri uomini rapporti di giustizia e di pace. La presenza francescana in questa regione è importante perché vuole rappresentare la ricerca della pace secondo una visione spirituale, che rispetti la natura più profonda della persona, chiamata a vivere l’amore per Dio e per i fratelli.

I francescani sono tradizionalmente ben rappresentati in Terra Santa e, più in generale, in Medio Oriente. Quale particolare carisma vi chiama a svolgere un ministero nella regione?
I frati minori, all’inizio della loro missione evangelica, si diffusero per tutti i Paesi allora conosciuti. San Francesco stesso venne personalmente in Oriente e visitò l’Egitto e la Terra Santa. Era il tempo delle crociate e dunque il confronto tra la cristianità e il mondo arabo mussulmano era segnato dal rifiuto e dall’opposizione frontale. La storia ci dice invece che Francesco volle incontrare pacificamente il sultano d’Egitto, essere per lui un fratello, e annunciare anche a lui la bellezza gioiosa del Vangelo. I francescani non hanno mai abbandonato queste terre perché, nonostante le difficoltà, vogliono offrire a tutti gli uomini, credenti o non credenti, la loro pacifica testimonianza di fede. Il carisma francescano, attraverso i secoli, è entrato in profonda comunione con tante culture diverse, offrendo il dono di una vita evangelica vissuta nella letizia, e ponendosi al servizio specialmente di più bisognosi.

C’è chi immagina che l’anniversario della fondazione dell’Ordine francescano possa coincidere con il raggiungimento della pace in Terra Santa. Quante speranze e ottimismo nutre a riguardo? Quali sono i maggiori ostacoli perché ciò possa davvero accadere?
Sarebbe certamente meraviglioso se gli sforzi per la costruzione della pace arrivassero presto, magari proprio quest’anno, al loro risultato. È il desiderio di tutti gli uomini di buona volontà, e noi preghiamo ogni giorno perché questo avvenga. Sarebbe una provvidenziale coincidenza se questo avvenisse nell’anno dell’anniversario del nostro Ordine, quasi una benedizione divina per tanti secoli di servizio missionario. Ma io credo nell’ottimismo della fede, che si affida totalmente all’onnipotenza di Dio, senza dimenticare però la libertà che Lui stesso ha concesso agli uomini. Gli ostacoli che rallentano il processo di pace sono ancora molti, e spesso di difficile soluzione. L’ostacolo maggiore, in fondo, è il non voler credere alla pace, il non desiderarla come un bene assoluto, che si può ottenere solo a prezzo di rinunce e di sacrifici sostanziali. Le parti in causa devono guardarsi reciprocamente con stima sincera, considerando gli altri non più come nemici, ma come fratelli nella comune umanità.

Quali sono le principali sfide a cui deve far fronte nel suo servizio come Custode?
Le sfide sono molte e gravi, ma grazie a Dio sono circondato da tanti fratelli che amano la loro missione e si impegnano con tutte le forze nella loro vocazione. Questo mi permette di guardare al mio lavoro con serenità. Oltre all’impegno per la pace di cui abbiamo parlato, la vera sfida, per un religioso, è sempre la vita di fede, per cui siamo chiamati a donare la nostra vita a Dio. La dimensione spirituale della nostra vocazione va coltivata con umiltà e passione. Il mio ufficio esige che io sia un testimone credibile della fede, verso i miei frati e verso i cristiani, perché non dimentichiamo la presenza del Signore tra di noi. Come Custodia siamo chiamati a un grande impegno pastorale al servizio della Chiesa locale, e nello stesso tempo a un forte coinvolgimento sociale e culturale a sostegno di popolazioni sottoposte e dure tensioni. Siamo testimoni della speranza, e questo ci spinge a cercare il dialogo a livello ecumenico e interreligioso, per creare un ambiente di comunicazione e di collaborazione tra diverse tradizioni. Questo costante impegno a cercare l’unità e la condivisione tra gli uomini, in questo mondo lacerato e diviso, appare come una sfida veramente epocale.

Di recente si sono fatti progressi nel cercare di risolvere le questioni rimaste in sospeso che ostacolano la completa applicazione dell’Accordo Fondamentale tra Santa Sede e Stato di Israele?
Il negoziato continua ormai da molti anni in maniera altalenante. Ultimamente si sono fatti molti progressi, anche se in materia giuridica e fiscale rimangono ancora diversi punti da chiarire. L’attuale crisi di governo in Israele certamente ritarderà ancora gli incontri. Prima o poi, comunque, sappiamo che arriveremo a un accordo.

Quali progetti e speranze nutre per il futuro dei francescani, e della Chiesa più in generale, in Terra Santa?
I francescani in Terra Santa stanno aumentando continuamente la loro internazionalità, accogliendo frati provenenti dalle più diverse nazioni del Pianeta. Questo ci renderà sempre più testimoni della fraternità universale a cui sono chiamati tutti gli uomini, abbattendo le separazioni e i vincendo i contrasti prodotti dall’egoismo. Il francescanesimo continua nei secoli a dimostrare la sua attualità, perché si fonda sull’adesione immediata al Vangelo, senza subire i condizionamenti di una particolare cultura o sistema sociale. L’uomo contemporaneo, soffocato dai bisogni materiali, sente sempre più fortemente il richiamo dei valori dello Spirito, avverte una profonda nostalgia dell’assoluto, e ha bisogno di essere accompagnato in questa ricerca. L’Ordine francescano sarà sempre più presente in questo cammino di autentica umanizzazione.
La Chiesa in Terra Santa di recente si è dovuta preoccupare molto per l’esodo dei cristiani, in fuga verso Paesi più tranquilli. Penso che nel futuro sarà sempre più impegnata nell’opera di evangelizzazione, per formare cristiani maturi e responsabili, capaci di essere un lievito evangelico in una società in cui sono una minoranza. La qualità della nostra vita cristiana ci permetterà di essere ancora, come vuole il Signore, «il sale della terra e la luce del mondo».

(English Version)

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