La ventitreesima Giornata mondiale della gioventù che si è tenuta dal 17 al 20 luglio a Sydney, Australia, è stata come al solito una grande festa. I giovani convenuti da tutto il mondo hanno ascoltato le parole di Benedetto XVI, si sono confrontati sui temi della fede e sono stati insieme. Essere cristiani significa anche testimoniare la gioia e la felicità che deriva dall’aver trovato un senso alla propria esistenza.
Alla grande festa della Gmg sono però mancati i giovani dell’Iraq, uno dei Paesi del Medio Oriente dove, nonostante la guerra e la pesante diaspora, è ancora molto consistente la comunità cristiana. Dalle diocesi cattoliche del nord come del sud erano stati richiesti diversi visti alle autorità locali per l’Australia. Ma nessuno dei richiedenti ha ottenuto un sì.
Non potendo partecipare alla Gmg australiana, i vescovi iracheni hanno indetto negli stessi giorni un raduno di giovani da tutto il Paese. Circa 5 mila ragazzi e ragazze hanno partecipato al meeting voluto «per pregare assieme al Papa». Secondo mons. Luis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, si è trattato di una occasione storica per i giovani iracheni, che hanno manifestato la volontà di testimoniare la loro fede pur in mezzo a difficoltà e sofferenze. Tra le molte iniziative (momenti di preghiera, di catechesi e riflessione) anche un messaggio inviato a Papa Benedetto XVI e ai giovani di Sydney.
La piccola Gmg di Baghdad, se da una parte è stata originata da cause di forza maggiore, dall’altra va letta come un segno di speranza e di riscatto; un seme gettato in una terra buona che certamente darà frutto.