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Una visita al santuario della Tomba della Vergine presso il Getsemani.

Dove Maria venne assunta in Cielo

Rosario Pierri
8 agosto 2008
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Dove Maria venne assunta in Cielo
La chiesa ortodossa che racchiude la tomba vuota della Vergine Maria a Gerusalemme, presso il Getsemani.

«Quando hai dato alla luce, hai conservato la tua verginità; quando ti sei addormentata, non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio. Sei stata assunta alla vita, Madre della Vita, e con le tue preghiere liberi le nostre anime dalla morte». Con queste parole i cristiani ortodossi inneggiano alla Vergine in occasione del Funerale della Madre di Dio il 14 di agosto (25 agosto, secondo il nostro calendario; gli ortodossi seguono il calendario giuliano). «Né la tomba, né la morte potrebbero accogliere la Madre di Dio, … Poiché Madre della Vita, è stata assunta alla vita da colui che prese dimora nel suo grembo verginale».

Queste parole riecheggiano un’antica tradizione sorta a Gerusalemme, secondo la quale Maria, la madre di Gesù, morì nella città santa e fu sepolta al Getsemani. Dopo tre giorni gli apostoli, andati alla tomba, la trovarono vuota. Il destino di glorificazione toccato al Figlio, nel disegno di Dio, spettava in primo luogo alla Madre. Questa fede è all’origine del dogma dell’Assunzione della Vergine Maria. Un autore del VI secolo, (Pseudo) Giovanni il teologo, scrive: «Per tre giorni si udirono voci di Angeli invisibili che glorificavano Cristo, Dio nostro, nato da Lei. Dopo il terzo giorno le voci non si udirono più: tutti allora compresero che il puro e prezioso corpo di lei era stato trasportato in Paradiso».

Qualche ora dopo l’alba, i fedeli si muovono in processione dalla sede del patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme (poco distante dalla basilica del Santo Sepolcro) verso il Getsemani. Un lungo corteo attraversa le strette vie della città antica mentre intona canti ed eleva preghiere. Il tratto di strada da coprire è abbastanza lungo. La processione dura almeno un paio d’ore e per un buon pezzo, ma all’inverso (in direzione ovest – est), percorre lo stesso itinerario della Via Crucis.

Alla testa del corteo è portata l’icona della Dormizione della Santissima Vergine Maria. È tradizione che lungo il percorso i fedeli le vadano incontro per baciarla in segno di venerazione. I genitori alzano i propri figlioli in direzione  dell’icona perché la Vergine li benedica e li protegga. Si può immaginare con quanta profonda e sincera devozione siano fatti questi gesti.

Alle spalle dell’icona segue il clero e, su due file, i monaci e le monache delle diverse Chiese ortodosse: greci, rumeni, russi. Giunti alla chiesa del Getsemani (la Tomba della Vergine, da non confondere con la basilica dell’Agonia dei latini), a conclusione della processione, si intonano le Lamentazioni.

Dietro la tomba della Madonna, su di un banco elevato e sormontato da una copertura (una sorta di baldacchino in legno), tra rami di mirto e fiori profumati, viene deposto il sudario (lenzuolo funebre) della Santissima Madre di Dio. Dopo aver baciato l’icona, molti fedeli, seguendo un costume secolare, si prostrano a terra e passano sotto il baldacchino. Vi è anche la consuetudine di accendere e di porre lungo la grande scalinata centinaia di candele. L’effetto visivo è davvero unico, ma, in alcuni momenti, lo spessore del fumo nella chiesa, nonostante la porta di accesso rimanga spalancata, raggiunge una densità soffocante. Dal 14 (25) agosto fino al 23 (5 settembre per il nostro calendario) è un continuo via vai di fedeli locali e di pellegrini. In chiesa si benedicono fiori ed erbe aromatiche, che la gente porta volentieri con sé a casa. Quando le famiglie si trovano di fronte a problemi di salute (o altro), nei piccoli bracieri, al consueto incenso, si aggiungono i petali dei fiori in segno di benedizione. Al termine dei giorni della commemorazione il santo sudario è riportato, sempre in processione, al patriarcato della Chiesa greca. Il 15 di agosto, festa dell’Assunta, anche i frati della Custodia e i fedeli che si uniscono a loro, dopo la celebrazione dei vespri solenni nell’attigua Grotta degli Apostoli, si recano alla tomba della Madonna per la tradizionale visita.

L’attuale chiesa è quanto resta del santuario elevato in epoca bizantina sulla tomba della Madonna e poi ricostruito in epoca crociata. Gli architetti bizantini, al centro del braccio orientale della chiesa, isolarono dalla roccia circostante la tomba della Vergine. La disposizione attuale è concretamente la stessa di allora. L’ampia e lunga scala che, immediatamente dopo l’entrata, scende alla tomba testimonia che in origine doveva essere la chiesa inferiore di un complesso comprendente anche una chiesa superiore. Archeologi e storici datano la costruzione della prima all’epoca dell’imperatore Teodosio (IV secolo), quella della seconda sotto l’imperatore Maurizio (VI secolo). Nel progetto degli architetti crociati le due chiese costituirono un unico edificio sacro.

Nella topografia locale la chiesa della Dormizione si trova nella valle di Giosafat, al di là del (torrente) Cedron, ai piedi del Monte degli Ulivi, in una zona particolarmente cara alla memoria dei pellegrini da sempre desiderosi di ricostruire e di ripercorrere il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Non a caso a poca distanza l’una dall’altra nella stessa area si trovano la tomba della Vergine, la grotta del tradimento di Giuda (o degli Apostoli) e la basilica dell’Agonia nell’orto del Getsemani.

L’abate russo Daniele, pellegrino in Terra Santa nel 1106, ricorda: «Il sepolcro della santa Madre di Dio … è una piccola grotta scavata nella pietra, che ha porticine così piccole che un uomo si deve piegare per introdursi. All’interno della grotta, di fronte alle porticine, c’è come un banco scolpito nella pietra della grotta, e su quel banco fu posto il corpo venerabile». Chi ha visitato il luogo sa che l’edicola della tomba corrisponde alla descrizione dell’abate Daniele: per entrarvi occorre piegarsi e all’interno si trova un banco funebre. Non vi sono dubbi che gli architetti bizantini nella sistemazione della tomba della Vergine ripresero il modello della tomba del Santo Sepolcro.

Dopo la conquista di Gerusalemme (1099) il santuario fu affidato ai benedettini. Sorse così sul lato occidentale l’abbazia detta di Santa Maria in Valle Josaphat. La presa della città santa da parte dei musulmani (1187) decretò la distruzione di tanti monumenti cristiani compresa la demolizione dell’abbazia.

 Le truppe di Saladino, tuttavia, risparmiarono la chiesa inferiore per devozione alla Madre di Gesù. Ai nostri giorni, l’austera facciata con la monumentale scala che conduce alla tomba, benché priva della luce e degli affreschi che una volta la decoravano, sono tra le principali opere superstiti degli architetti crociati a Gerusalemme.

Il francescano Bernardino Amico, illustre disegnatore dei santuari palestinesi alla fine del ‘500 e autore del Trattato delle Piante & Immaginj de Sacri Edifizi di Terra Santa, nei suoi preziosi disegni riproduce nei dettagli la chiesa, dove ai suoi tempi prestavano il loro servizio i francescani della Custodia di Terra Santa. L’edicola sulla tomba vi appare riprodotta con le sue strette e basse porte e il letto funebre. All’esterno, sul lato occidentale, il frate riproduce gli altari dei greci ortodossi e delle altre comunità cristiane presenti a Gerusalemme che officiavano nel santuario. Nei disegni si vede anche il mihrab (la nicchia che indica la direzione della Mecca – ndr) dei musulmani, che insieme ai cristiani veneravano la tomba della Madre di Gesù.

Questa coincidenza doveva colpire profondamente i pellegrini occidentali, visto che nelle loro note di viaggio non celavano la loro sorpresa per essere stati testimoni di un fatto così insolito.

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