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Azione cattolica italiana e Terra Santa: il gemellaggio continua

03/08/2008  |  Roma
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Azione cattolica italiana e Terra Santa: il gemellaggio continua
Da sinistra: Mauro Pizzale (dell'Ac di Palestrina) e i quattro giovani palestinesi Elie Hajjar, Irene Ghattas, Christy Nustas e Mike Jamacan.

Quattro giovani palestinesi cattolici di Betlemme e Gerusalemme sono in Italia per alcune settimane di incontri ed esperienze ecclesiali in varie parti della penisola. Terni, Assisi, Sorrento, Bracciano le principali tappe del loro viaggio che terminerà l'11 agosto. A portare Elie, Christy, Mike e Irene fin quassù è un gemellaggio delle loro parrocchie con l'Azione cattolica italiana. «Il gemellaggio è stato progettato per dare continuità al pellegrinaggio internazionale dei giovani di Ac in Terra Santa che si è svolto, tra fine dicembre 2007 e i primi di gennaio 2008, in occasione dell'ultima Giornata mondiale della pace», ci spiega Maria Grazia Tibaldi, responsabile del segretariato del Forum internazionale dell'Azione cattolica (Fiac).


Li incontriamo davanti alla basilica romana di Santa Maria Maggiore, rifugiati sotto un albero per difendersi dal bollente sole romano, con le loro valige ammassate a terra. Sono appena arrivati da Assisi, fra due ore ripartiranno alla volta di Sorrento. Si chiamano Elie, Christy, Mike, Irene. Hanno tutti tra i 19 e i 23 anni, studiano all’università (legge ed economia) e arrivano da Betlemme e da Gerusalemme. Sono arrivati in Italia per un gemellaggio delle loro parrocchie con l’Azione cattolica italiana: sono già stati ospiti della diocesi di Terni, per una settimana di campo-scuola, e della diocesi di Assisi. Li attende il campo-scuola nazionale dei giovani dell’Ac, in Campania, e ancora una settimana con un’associazione parrocchiale di Bracciano, in provincia di Roma. Torneranno a casa l’11 agosto.

«Il gemellaggio è stato progettato per dare continuità al pellegrinaggio internazionale dei giovani di Ac in Terra Santa che si è svolto in occasione dell’ultima Giornata mondiale della pace», ci racconta Maria Grazia Tibaldi, responsabile del segretariato del Forum internazionale dell’Azione cattolica (Fiac). «Nel gennaio scorso duecento giovani di tutto il mondo sono stati ospiti delle parrocchie di Betlemme, Gerusalemme e Nazaret. Ora stiamo rafforzando i legami. Ad aprile sono stati a Roma per l’assemblea del Fiac tre ragazzi nazareni, mentre sono tornati in Terra Santa come volontari una ragazza maltese e due italiani. Ora c’è questo viaggio per conoscere le attività estive dell’associazione».

I ragazzi palestinesi sono qui per imparare. Mike è chiaro: «Stiamo osservando da vicino l’organizzazione dell’Ac italiana. Qui in Italia ci sono tante proposte diverse per ognuno, tante iniziative, si danno da fare di più. Vogliamo provare a trasferire questo modello nelle nostre comunità, che sono un po’ più chiuse». Continua Elie: «Per esempio, durante la settimana di Terni abbiamo scoperto l’importanza di fissare obiettivi educativi nel gioco e non solo di tenere impegnati i ragazzi. Così come importante è il rapporto tra adulti, giovani e ragazzi, questa idea di occuparsi gli uni degli altri come in famiglia».

Ma il gemellaggio non è soltanto un’occasione per studiare nuove esperienze pastorali. C’è l’incontro con le persone. «Anche se facciamo fatica – puntualizza Irene – perché voi italiani avete qualche problema con l’inglese». Loro, invece, lo parlano piuttosto bene, ed Elie addirittura mastica discretamente l’italiano. È lui che continua a raccontarci: «I ragazzi italiani sono curiosi di conoscere la nostra cultura, la nostra storia, come noi nei loro confronti. Ma loro non sanno quasi niente della nostra situazione, delle questioni politiche della nostra terra. In questi giorni stiamo provando a spiegare come stanno le cose». Cos’è, chiediamo, che i giovani italiani fanno più fatica a capire della realtà palestinese? «Qui si nasce tutti cristiani, è tradizionale, noi invece facciamo i conti con la convivenza con le altre fedi e con una situazione di conflitto. È una cosa diversa, difficile anche semplicemente da far capire agli altri», risponde Christy.

Il progetto di cooperazione continuerà anche dopo questo viaggio, assicura Tibaldi: «Stiamo promuovendo, nei paesi aderenti al Fiac, la possibilità di fare qualche mese di volontariato a Nazaret e a Betlemme. In Terra Santa, invece, la finalità del primo anno di lavoro è quella di organizzare un incontro diocesano dei giovani del patriarcato latino di Gerusalemme. Sarebbe un’iniziativa pastorale assolutamente nuova per la Chiesa locale e stiamo provando a realizzarla insieme a monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, che è vescovo ausiliare del patriarca latino e delegato episcopale per i giovani, e ai vari parroci». Intanto, Elie, Christy, Mike e Irene, che in autunno dovranno darsi da fare per restituire alle loro comunità quello che hanno imparato qui, si rimettono in marcia.

(English Version)

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