Un altro attentato a Gerusalemme. E - esattamente come accaduto qualche mese fa con la yeshiva Merkaz HaRav - di nuovo un terrorismo che si nutre di simboli. L'attacco che a Jaffa Road ha visto un palestinese di Gerusalemme Est scagliarsi a bordo del suo bulldozer contro gli autobus e i passanti colpisce non solo per il sangue sparso. Anche per il mezzo utilizzato.
Un altro attentato a Gerusalemme. E – esattamente come accaduto qualche mese fa con la yeshiva Merkaz HaRav – di nuovo un terrorismo che si nutre di simboli. L’attacco che a Jaffa Road ha visto un palestinese di Gerusalemme Est scagliarsi a bordo del suo bulldozer contro gli autobus e i passanti colpisce non solo per il sangue sparso. Anche per il mezzo utilizzato. Perché quella contro i bulldozer è una delle campagne storiche che il movimento pacifista ha condotto nei confronti di Israele. Sono infatti i bulldozer a radere al suolo le case «abusive» di Gerusalemme Est. Che non sono solo quelle dei terroristi resisi protagonisti di attentati. Ma anche quelle degli arabi a cui la municipalità – per ragioni etniche – non dà il permesso di costruire legalmente.
Proprio contro la demolizione delle case in Israele si batte l’Ichad, uno dei comitati più attivi nella denuncia delle ingiustizie urbanistiche. E in forza di queste campagne in Occidente c’è stato chi ha promosso una campagna di boicottaggio contro la Caterpillar, la società che fornisce i bulldozer all’esercito israeliano.
Quanto il bulldozer sia un simbolo lo dice un’iniziativa che Ir Amim, l’associazione israeliana che si batte perché Gerusalemme sia una città aperta, ha organizzato per i prossimi giorni. Si tratta di una rassegna di dieci film di giovani registi israeliani e palestinesi. E una delle pellicole si intitola: «Il più grande mammifero di Gerusalemme». Opera del giovane regista israeliano Nitsan Shorf Dominiano, racconta proprio la giornata di un bulldozer a Gerusalemme Est, giocando sul paragone con i documentari alla Animal Planet. Secondo la scheda di presentazione il film racconta di che cosa «si nutre» un bulldozer, come cerca «la sua preda», quali sono le sue abitudini, i suoi percorsi migratori…
C’è tutto questo dietro alla scelta di un giovane palestinese che prende il bulldozer del suo cantiere e – al grido di «Allah è grande» – si scaglia contro i passanti per ucciderne il maggior numero. Un terrorismo che ormai distrugge tutto. Talmente cieco da trascinare con sé nel baratro anche le campagne più giuste. Lo sottolinea con rabbia su Haaretz il solito Bradley Burston. Chiedendo che i pacifisti ora condannino anche chi usa i bulldozer per uccidere passanti innocenti nel cuore di Gerusalemme Ovest. Sono le azioni come queste – e le giustificazioni automatiche dei leader di Hamas – a gettare nello sconforto chi davvero ha a cuore la pace e la giustizia in Israele come in Palestina. Non c’è terrorismo più pericoloso di quello che prende in ostaggio anche i simboli.
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