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Non c’è solo Ahmadinejad

05/06/2008  |  Milano
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Abbiamo sentito in lungo e in largo in questi giorni le parole del presidente iraniano Ahmadinejad. E - come al solito - il nostro circo dei media gli è andato dietro amplificandole. Eppure in questi giorni nel mondo islamico sta succedendo un'altra cosa almeno altrettanto importante: alla Mecca 600 personalità islamiche si stanno confrontando sulla visione musulmana del dialogo con le altre religioni. E Israele premia un progetto che si propone di promuovere la conoscenza del Corano. Due fatti che vale la pena approfondire.


Abbiamo sentito in lungo e in largo in questi giorni le parole del presidente iraniano Ahmadinejad. E – come al solito – il nostro circo dei media gli è andato dietro amplificandole. Eppure in questi giorni nel mondo islamico sta succedendo un’altra cosa almeno altrettanto importante: alla Mecca 600 personalità islamiche si stanno confrontando sulla visione musulmana del dialogo con le altre religioni. E Israele premia un progetto che si propone di promuovere la conoscenza del Corano. Due fatti che vale la pena approfondire.

Sono i volti meno stereotipati dell’islam. Quelli che è più difficile incasellare nel paradigma dello scontro tra civiltà. Così nei nostri dibattiti finiscono ai margini. Basterebbe invece leggere la cronaca pubblicata oggi dal quotidiano saudita Arab News per capire la portata dell’evento in corso alla Mecca. Si tratta infatti della prosecuzione di quel percorso iniziato a novembre con la visita di re Abdallah in Vaticano e proseguito a marzo con l’idea – lanciata dallo stesso sovrano saudita – di un incontro interreligioso da tenere proprio nella città santa dell’islam.

È proprio di quest’idea e, più in particolare, dei rapporti con ebrei e cristiani che si sta discutendo in queste ore alla Mecca. Con nomi importanti delle diverse correnti islamiche: ad esempio c’è l’ex presidente iraniano Hashemi Rafsanjani, c’è il segretario generale dell’Organizzazione della Conferenza islamica Ekmeleddin Ishanoglu, c’è lo sheikh Yusuf al-Qaradawi, uno dei più noti telepredicatori islamici. Nel discorso di apertura re Abdallah ha detto parole importanti sullo stile del dialogo. «Discutiamo con gli altri – ha detto citando un versetto di una celebre Sura del Corano – nel modo migliore: ciò su cui saremo d’accordo lo custodiremo nei nostri cuori; ciò su cui resteremo in disaccordo lo lasceremo decidere all’Altissimo dicendo "tu vai avanti per la tua strada e io per la mia"».

È evidente che siamo ancora alla teoria. E che resta dunque da verificare quanto queste aperture si tradurranno in fatti concreti ad esempio sul rispetto effettivo della lbertà religiosa. Ma queste parole comunque sono state dette e in un posto come la Mecca. E, a questo punto, è molto probabile che l’incontro interreligioso in Arabia Saudita si faccia davvero.
Questa è la dimostrazione più chiara di come – al di là dei pregiudizi – ci sia una strada islamica alla comprensione reciproca. E a testimoniarlo è anche una fonte non certo sospettabile di ingenuità. Dal sito internet del ministero degli esteri israeliano rilanciamo infatti anche l’altra notizia: quello del premio che in Israele è stato assegnato a Quranet, un sito internet educativo a partire dai valori dell’islam. «Quranet – si legge nella presentazione – rivela la bellezza del Corano e il suo rispetto per la dignità umana, offrendo una risposta efficace a chi invece utilizza il Corano per giustificare il terrore». Nel clima di oggi sono percorsi e pagine che non possono non starci a cuore.

Clicca qui per leggere la cronaca di Arab News

Clicca qui per leggere la presentazione di Quranet

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