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La finanza islamica

23/06/2008  |  Milano
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L'idea originale dell'autore di questo libro è il concetto di «intensità culturale» islamica. In un Paese islamico, ci spiega, non può esistere una finanza separata, laica, priva delle radici dell'islam; perché l'islam diffonde, nei Paesi che fanno tesoro della sua tradizione, una tale "intensità culturale", una così diffusa influenza sui costumi, la mentalità e i comportamenti delle persone, da non poter certo risparmiare la finanza, dandole una carica «islamica» tale da trasformarla nel fenomeno economico mondiale dei primi anni di questo millennio.


La parola «Islam», in grande, riempie una riga intera. Sotto, più in piccolo, «il mondo degli affari». Anche il titolo di prima pagina esprime a modo suo l’idea centrale di questo libro pubblicato in Italia da Etas. Lo firma Lachemi Siagh, economista di origini arabe ma di formazione occidentale, con una lunga esperienza in grandi società finanziarie canadesi e francesi. L’idea originale di Lachemi è il concetto di «intensità culturale» islamica. Secondo l’autore, in un Paese islamico non può esistere una finanza separata, laica priva delle radici dell’islam; perché l’islam diffonde, nei Paesi che fanno tesoro della sua tradizione, una tale “intensità culturale”, una così diffusa anche – se invisibile – influenza sui costumi, la mentalità e i comportamenti delle persone, da non poter certo risparmiare la finanza , dandole una carica «islamica» tale da trasformarla nel fenomeno economico mondiale dei primi anni di questo millennio.

Il libro è diviso così in tre parti, ciascuna dedicata a un aspetto diverso del fenomeno della finanza islamica: nella prima parte l’autore introduce il tema, approfondendo le varie forme di strutture economiche alla luce della cultura islamica: com’è inteso il management in un contesto islamico? Come nasce una banca islamica e quali sono i prodotti finanziari originali, caratterizzati da un contenuto ispirato alla legge islamica? Qual è la storia delle banche islamiche e come si sono formati i loro prodotti finanziari?

Nella seconda parte si approfondisce il funzionamento delle organizzazioni di ambiente islamico, a partire dal sistema bancario. Andando a vedere anche il grado di autonomia di cui dispongono i manager che gestiscono organizzazioni che operano in situazioni di «intensità culturale»: il manager in un sistema del genere non potrà rispondere ad esempio a una sua personale etica economica; invece sarà sottoposto a una «doppia governante»; la prima, il consiglio di amministrazione, lo giudicherà sui suoi risultati economici; la seconda, il comitato della sharia, sulla sua coerenza delle sue scelte ai principi morali della legge islamica.

Altra questione fondamentale che Lachemi affronta, è il tema della possibile concorrenza tra queste nuove strutture «confessionali» emergenti e le più tradizionali banche di stampo occidentale. Entreranno in rotta di collisione o potranno vivere senza danneggiarsi, su due binari paralleli? «Il dibattito è sempre stato tra l’economia e l’etica – si legge nel libro -. In Occidente è l’economia che ha prevalso. Con le banche islamiche noi cerchiamo di raggiungere un compromesso. Le banche sono organizzazioni orientate verso il profitto, ma esse devono fare gli affari in maniere etica. I dirigenti delle banche islamiche lavorano con il Corano in una mano e la calcolatrice nell’altra».

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