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Anno Paolino. In libreria «Saulo di Tarso» di fra Frédéric Manns

25/06/2008  |  Milano
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Anno Paolino. In libreria «Saulo di Tarso» di fra Frédéric Manns
L'apostolo Paolo (dettaglio di un'icona).

In occasione dell'apertura dell'Anno paolino le Edizioni Terra Santa di Milano pubblicano il volume Saulo di Tarso. La chiamata all'universalità. L'autore è padre Frédéric Manns, direttore emerito dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme ed esperto di giudaismo. Il volume è una biografia in forma di racconto della vita dell'apostolo delle genti: uno strumento prezioso e accessibile a tutti per conoscere la figura di San Paolo nell'Anno a lui dedicato. Il libro è distribuito nelle librerie (cattoliche) italiane da Messaggero Distribuzione. Vi proponiamo l'Introduzione all'opera.


In occasione dell’apertura dell’Anno paolino le Edizioni Terra Santa di Milano pubblicano il volume Saulo di Tarso. La chiamata all’universalità (pp.148, 15,00 euro). Ne è autore padre Frédéric Manns, direttore emerito dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme ed esperto di giudaismo. Il volume è una biografia in forma di racconto della vita dell’apostolo delle genti: uno strumento prezioso e accessibile a tutti per conoscere la figura di San Paolo nell’Anno a lui dedicato. Il libro è distribuito nelle librerie (cattoliche) da Messaggero Distribuzione.

Pubblichiamo, di seguito, l’Introduzione all’opera.

* * *

Le biografie di Shaoul di Tarso non mancano. Si succedono, ma non si assomigliano. Perché aggiungerne un’altra?

Tre sono i motivi all’origine di questo libro: riportare Shaoul nel suo vero contesto giudaico, ricollocare la sua teologia in seno alle grandi correnti di pensiero giudeo-cristiane e rivalorizzare gli Atti degli Apostoli come fonte autentica della vita di Shaoul.

Per cogliere l’originalità del carattere di Shaoul dobbiamo inevitabilmente situare il personaggio nel suo vero ambiente: quello del giudaismo ellenistico del primo secolo. Vi è qualcosa di straordinario nella vita di questo Fariseo della tribù di Beniamino che, oltretutto, era un cittadino romano.

Se ha percorso il mondo ellenizzato per proclamarvi il kerygma, egli ha sempre iniziato dalle sinagoghe, dai suoi fratelli ebrei. L’assillo per il destino del popolo giudaico lo seguirà fino alla fine della sua vita. In ogni sua azione, Shaoul rimarrà il testimone del messianismo giudaico. Troppo spesso i tratti giudaici di Shaoul sono stati offuscati a favore di un’immagine cristiana. Evocare il suo carattere giudaico permette di risalire a quel crocevia in cui giudaismo e cristianesimo si sono separati, pur mantenendo una tradizione comune. Sottolineare la cultura greco-romana delle città percorse non è un lusso da esteta. L’ambiente culturale determina e condiziona anche le personalità più forti.

D’altro canto, Shaoul non si comprende senza il confronto con le personalità di Kephas, di Jacob ben Joseph e di Johanan ben Zabdai, che rimasero profondamente ancorate al giudaismo caratterizzato dall’osservanza della Torah. Il personaggio si pone opponendosi. Come il giudaismo, il cristianesimo delle origini è un fenomeno pluralista.

Persecutore degli Ebrei messianici di Damasco, Shaoul diventerà un ardente propagatore della fede tra i goyim. Egli annuncerà il Vangelo della croce, ma non cesserà per questo la diffidenza degli altri discepoli nei suoi confronti. La tensione è parte integrante del pluralismo cristiano delle origini. Shaoul non è né l’inventore del cristianesimo, né l’inventore dell’universale, ma colui che trascende la divisione dei popoli sottolineando che Cristo risorto fa di due popoli un solo popolo di figli di Dio. Egli non è l’implacabile critico della Torah, ma colui che rilegge il suo ruolo di pedagogo all’interno di tutta la storia della salvezza.

La lettura degli Atti degli apostoli che abbiamo privilegiato ci permetterà di tracciare l’immagine di Shaoul e di Kephas. Altri preferiscono considerare fonti valide solo le lettere autentiche di Shaoul. Lucas, autore degli Atti, conosceva bene Shaoul e aveva più distacco dello stesso Shaoul nel descrivere la missione della Chiesa primitiva. Di lui si può aver fiducia, poiché non ne ha tradito il messaggio. Il kairos messianico non è solamente la fine dei tempi, ma il paradigma del tempo presente.

La nostra lettura della vita di Shaoul inizia a partire dalla prima Pentecoste che ha sconvolto il mondo carico d’ansia degli apostoli rinchiusi nel Cenacolo. Più che scrivere una biografia classica di Shaoul, cercheremo di penetrarne il mondo spirituale. Da Gerusalemme a Roma, passando per Antiokos e l’Asia Minore, l’instancabile apostolo renderà partecipi prima i Giudei, poi i goyim, della sua convinzione che Jehoshua è vivo, poiché Egli l’ha illuminato sulla via di Damasco. Dovunque, il suo messaggio proclamerà che Jehoshua e la Chiesa sono una cosa sola: il Risorto non gli aveva infatti rivelato che andando a incatenare i Giudei messianici di Damasco era Lui stesso che perseguitava?

L’insegnamento di Shaoul, come l’uomo stesso, rimane comunque irriducibile. Più che l’annuncio di una identità nuova, Shaoul propone la revoca di qualsiasi identità: «Non c’è più Giudeo né goy; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna». La triplice dialettica trova la propria sintesi nel Cristo vivente.

Dopo la morte e la resurrezione di Jehoshua, i suoi discepoli, sotto l’alito dello Spirito, portarono il Suo messaggio fino ai confini della terra. È l’itinerario di questa missione che vorremmo tracciare a grandi linee. Kephas, Jacob ben Joseph e Johanan ben Zabdai tenteranno di presentare il messaggio del loro maestro in àmbito giudaico, mentre gli ellenisti e Shaoul di Tarso lo porteranno ai goyim. Le due colonne principali di questa impresa sono Kephas e Shaoul. È nel giorno della fondazione di Roma che la Chiesa celebra Kephas e Shaoul in un’unica festività.

La nostra ricerca su Shaoul si inscrive nell’attuale tendenza della Chiesa, apertasi al dialogo con il giudaismo. Shaoul, com’è noto, è ritenuto dai Giudei un traditore. Allievo di Gamaliel, iniziato alle tecniche della lettura midrashica, egli ritorce questi argomenti contro la Torah, che viene ridotta al rango di pedagogo. S’impone tuttavia uno sforzo di verità sulla persona di Shaoul, poiché egli contribuì ad acculturare il messaggio cristiano nel mondo pagano. Una dialettica fondamentale si inscrive così al cuore del cristianesimo primitivo.

Abbiamo intitolato questo saggio Shaoul di Tarso. La chiamata all’universalità per dire che Shaoul fu un viaggiatore instancabile. Le vie da lui percorse sono ancora in parte visibili in Siria, a Cipro, in Asia Minore. Scavi recenti hanno consentito di portare alla luce la via romana di Tarso. La navigazione non offriva allora le comodità che oggi conosciamo.

È difficile calcolare la quantità di stadî da lui percorsi. Per Shaoul però il vero problema consisteva nel colmare la distanza spirituale che separava i Giudei dai goyim, e nell’abbattere il muro divisorio che rendeva l’un l’altro estranei i due popoli. Per far questo, Shaoul era disposto a correre nello stadio ed anche a presentarsi nelle arene del mondo.

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