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Sulla cultura palestinese

Elena Bolognesi
6 maggio 2008
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Sulla cultura palestinese

Non è corretto immaginare che la cultura palestinese nasca a partire dal 1948, o dal 1967, e comunque in concomitanza con i momenti più drammatici del conflitto tra arabi e israeliani prima e tra israeliani e palestinesi poi. Se l'identità nazionale palestinese, secondo il modello dello Stato-nazione elaborato in Europa, si può forse considerare l'esito di un processo ancora in atto, così non è dal punto di vista linguistico e culturale. Ce lo spiega questo libro della professoressa Isabella Camera D'Afflitto, ordinario di Letteratura moderna e contemporanea all'università La Sapienza di Roma.


«Si potrebbe pensare che una cultura palestinese sia nata soltanto a partire dal 1948, se non dal 1967 o addirittura dalla fine degli anni Ottanta…», vale a dire dai momenti più drammatici del conflitto arabo-israeliano prima e israelo-palestinese poi. Tuttavia, se da un lato l’identità nazionale palestinese, secondo il modello dello Stato-nazione elaborato in Europa, si può forse considerare l’esito di un processo ancora in atto, così non è dal punto di vista linguistico e culturale. In Palestina si parla infatti un dialetto arabo con proprie peculiarità rispetto a quelli delle regioni circostanti (Siria, Libano ed Egitto) e, allo stesso modo, possiamo parlare di una produzione letteraria e artistica con un proprio sviluppo storico e stilistico, benché scarsamente conosciuto in Italia.

Con l’intenzione di colmare questa lacuna Isabella Camera D’Afflitto, professore ordinario di Letteratura moderna e contemporanea presso la Sapienza di Roma, ha raccolto anni di studio e di traduzione in questo volume. Il testo ripercorre la storia recente del popolo palestinese attraverso le sue originali espressioni culturali, dall’origine della stampa alla nascita del romanzo e del teatro moderno, la poesia patriottica, il cinema e anche il fumetto. Sono pagine ricche di riferimenti storici e biografici, citazioni, richiami all’attualità. Non un testo per soli studiosi, bensì la testimonianza di un patrimonio umano e culturale tutto da scoprire.

Uno spazio significativo viene dedicato alle donne, particolarmente attive nei movimenti di emancipazione femminile (ad esempio, per l’abolizione del velo) e in quello nazionalista arabo sin dall’inizio del XX secolo. Una società in fermento, quella palestinese nei primi decenni del secolo scorso, che vede operare sullo stesso piano musulmani e cristiani e anche figure originali come quella di Esther Azhari Moyal, ebrea libanese, che fondò con il marito in Palestina nel 1908 un giornale bilingue arabo-ebraico.

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