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Siria. Dove si venera santa Tecla

Chiara Tamagno
6 maggio 2008
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Siria. Dove si venera santa Tecla

Nei pressi di Maalula, al termine di una stretta gola, sorge un monastero ortodosso femminile che custodisce la grotta dove, secondo la tradizione, visse e morì Tecla, discepola di san Paolo.


Tra le pareti rocciose che si stagliano intorno al villaggio di Maalula, in Siria, è racchiusa la storia misteriosa di santa Tecla, la donna convertita dalla predicazione di San Paolo a Iconio e venerata come protomartire cristiana. Il luogo è avvolto nella quiete di un villaggio abbarbicato tra le montagne, fatto di centinaia di piccole abitazioni a forma di cubo e intonacate di bianco, azzurro, giallo, dove gli abitanti parlano ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. In quest’oasi pare che santa Tecla si sia rifugiata e abbia vissuto fino a novant’anni. Di lei si scrisse già in tempi molto antichi ed è presentata come donna giovane, coraggiosa dedita all’opera di apostolato e anche per questo abbandonata dalla sua famiglia. Raffigurata spesso vicino a un leone o ad una colonna con base di fuoco, simboli del martirio, è venerata in numerosi santuari sparsi in tutto il mondo.

Secondo le fonti, pare che trascorse gli ultimi anni della sua vita in una delle grotte che traforano le coste delle montagne intorno a Maalula. Qui sarebbe avvenuto un evento naturale miracoloso: inseguita dai persecutori, santa Tecla sarebbe fuggita tra le rocce che si aprirono per darle rifugio e che si richiusero dietro di lei. Così gli abitanti locali spiegano l’origine della profondità della gola naturale che caratterizza il paesaggio. Anche la pellegrina Egeria, nel suo diario, ricorda che nel luogo dove avvenne il miracolo di santa Tecla fu costruito un martyrion meta di devozione continua.

Oggi in questo luogo di antica memoria si può visitare il convento greco ortodosso dove le monache offrono assistenza alle ragazze orfane. Un complesso di edifici dislocati a più livelli sul terrazzamento scavato in epoca bizantina sulla costa della montagna. Oltre al cortile e alla chiesa, si raggiunge salendo una serie di scale la parte più suggestiva: una grotta a picco sulla valle che introduce al reliquiario della santa scavato nella roccia. Qui, in un piccolo andito gremito di icone, una monaca confeziona batuffoli di cotone imbevuti di olio benedetto e le madri, che giungono numerose in pellegrinaggio, li passano sulla fronte dei loro bambini.

Dal soffitto scende lenta e costante un’acqua miracolosa che va a raccogliersi in una piccola conca, dove un cartello parla al visitatore: «Prega con fede e bevi fino all’ultima goccia».

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