Chi si accosta alla basilica dell’Annunciazione arrivando dalla strada è accolto in un ampio cortile, dove sostano i pellegrini prima di entrare a contemplare il Mistero di Maria racchiuso nel silenzio della grotta.
Dal portico che circonda l’edificio una schiera di immagini della Vergine dai mille colori guarda verso la santa grotta: è un tripudio di colori, che si irradiano dai pannelli fissati alle pareti, giunti da tutto il modo per celebrare la devozione alla Madre di Dio. Pannelli che inizialmente erano stati collocati lungo le pareti della basilica superiore, dove ancora oggi si possono ammirare i primi capolavori. Una carrellata di opere d’arte che dall’interno della basilica si snodano lungo il portico esterno: rappresentano la patrona dei vari Paesi, con i tratti tipici di tante culture, che si compongono nella mirabile armonia di un canto a più voci per la Vergine Maria.
Differenti sono anche i materiali in cui i pannelli sono stati realizzati: scolpiti nel legno, modellati in maiolica, terracotta o dipinti in affresco e su tessere di mosaico smaltate, argentate, dorate… Un caleidoscopio di tecniche artistiche e di stili per ritrarre la Madonna con i lineamenti e i colori caratteristici di tutti i popoli della Terra.
Difficile scegliere le raffigurazioni più originali, perché ciascuna attira lo sguardo e invita a riconoscere la sua provenienza.
Spicca ad esempio, l’omaggio dei fedeli del Camerun. Un pannello a mosaico, dai colori rosso bruni ritrae le donne africane che portano in testa ampi cesti con i frutti della loro terra e li offrono a Maria e a suo Figlio Gesù: due grandi figure nere che a braccia aperte accolgono queste pellegrine. Una cornice di chicchi di caffè circonda la scritta biblica di presentazione: «Dai fiumi di Etiopia mi porteranno doni” (Sofonia, 3,10).
Arriva dal Brasile la Madonna Aparecida, raffigurata in un mosaico policromo ricco di simbolismi: da una rete di pescatori esce la forma del Brasile sotto lo sguardo della Vergine, a ricordo dell’evento miracoloso del 1717 quando un pescatore trovò le due metà della statua della Madonna caduta nel fiume Paraiba.
Colpisce per la sua luminosa brillantezza la Madonna realizzata da Charles Madden, Usa: ritrae la donna dell’Apocalisse, la «donna vestita di sole» in un abito composto da più di mille tessere in acciaio placcate d’argento, mentre il viso e le mani sono in oro.
È invece scolpita in alabastro la Madonna di Fatima, donata dal Portogallo: una figura delicata incorniciata da maioliche blu raffiguranti i tre fanciulli a cui apparve la Vergine e da altri simboli di devozione locale.
Dedicato all’armonia dei popoli è il pannello proveniente dal Messico raffigurante la celebre Vergine di Guadalupe: ai suoi piedi sono infatti ritratti un pastorello indio e un conquistador spagnolo nell’atto di dar vita alla fusione di un unico popolo.
Tutta la tragedia del Libano scaturisce invece dal mosaico che ritrae la Madonna del Monte Harissa: colori accesi e forti contrasti, mentre i fianchi della montagna sembrano percorsi dalle spire minacciose di un serpente, ma in realtà su quelle spire si srotola la scritta in lingua siriaca «Ave Maria». È questa l’invocazione innalzata al Cielo dai profughi rappresentati su una barchetta fenicia sulla cui vela si legge Libanon.
Di grande effetto è il pannello della «Madonna dei fiori» donato dai fedeli del Giappone: una Vergine dai tratti orientali con in braccio Gesù dal volto adulto, entrambi vestiti con abiti nobili e circondati da simboli regali, sullo sfondo dei fiori di loto, sinonimo di femminilità e di bellezza.
Seguono i pannelli di altre più o meno celebri patrone dei Paesi del mondo: la Madonna di Cztestochowa dalla Polonia, Our Lady di Walsingham dall’Inghilterra, Notre Dame di Chartres dalla Francia, Nostra Signora di Lujan dall’Argentina, Maria di Bistrica di Croazia, la Madre della Pace dalla Corea, Nostra Signora del Rosario della Colombia, la Madonna delle Lacrime di Siracusa.
In tutto oggi sono oltre una sessantina i pannelli arrivati a Nazaret per rendere omaggio alla Vergine che qui accolse l’invito del Signore a donarci il Salvatore. Una donna che non ha mai smesso di parlare al cuore degli uomini e agli artisti di ogni angolo del mondo. Di fronte ai capolavori di Nazaret si sente l’eco dei versi di Novalis: «In mille immagini, Maria, ti vedo/ amabilmente ritratta. / Ma nessuna di esse può fissarti/come ti vede la mia anima».