Come il petrolio, anche l'acqua è stata causa di molti conflitti in Medio Oriente negli ultimi 60 anni. E stando a notizie recenti continua a preoccupare. Il mese scorso l'autorità israeliana per le acque si accingeva a imporre restrizioni ai consumi idrici per usi domestici in un momento in cui il Paese è alle prese con una delle più serie penurie d'acqua degli ultimi anni. Una serie di inverni secchi sta creando una seria crisi. Le precipitazioni meteorologiche in Israele quest'anno hanno raggiunto appena il 50-60 della media consueta, e il livello delle dighe israeliane è il più basso dell'ultimo decennio, secondo le statistiche ufficiali. In tutta l'area mediorientale il prezioso bene dell'acqua è fonte di tensioni che potrebbero anche peggiorare in futuro.
(e.p.) – Come il petrolio anche l’acqua è stata causa di molti conflitti in Medio Oriente negli ultimi 60 anni. E stando a notizie recenti continua a preoccupare.
Il mese scorso l’autorità israeliana per le acque si accingeva a imporre restrizioni ai consumi idrici per usi domestici in un momento in cui il Paese è alle prese con una delle più serie penurie d’acqua degli ultimi anni. «La situazione è pessima» ha dichiarato all’agenzia France Presse, il 24 marzo scorso, il portavoce dell’autorità per le acque Uri Shor, che ha aggiunto: «Il deficit d’acqua nel Paese è grave».
Le precipitazioni meteorologiche in Israele quest’anno hanno raggiunto appena il 50-60 per cento della media consueta, e il livello delle dighe israeliane è il più basso dell’ultimo decennio, secondo le statistiche ufficiali. Quattro inverni secchi uno dopo l’altro hanno anche portato il principale bacino d’acqua dolce del Paese, il lago di Tiberiade, al livello più basso in 46 anni. Inoltre, la falda freatica che Israele condivide con i Territori palestinesi è a un livello pericolosamente basso e la qualità di quell’acqua va peggiorando.
Le battaglie sull’acqua sono da anni motivo di scontro nel bacino mediorientale. L’Egitto, la cui ancora di salvezza è il fiume Nilo, in passato ha diffidato il Sudan e gli altri Paesi che si trovano a monte del corso del fiume dall’interferire con il flusso delle sue acque. Tra Turchia e Siria le tensioni hanno raggiunto pericolosi livelli di guardia per quanto concerne le acque dell’Eufrate. Da decenni, poi, il Libano teme per la sicurezza delle sue acque, che trae dai fiumi Litani e Wazzani.
A sua volta Israele è diffidente sulla gestione degli approvvigionamenti idrici da parte dei suoi vicini perché eventuali intralci al flusso dei corsi d’acqua condivisi causerebbero ripercussioni al suo fabbisogno. Già nel 2002, Israele è arrivata a minacciare l’uso della forza se fosse stato condotto a termine un progetto del governo libanese che prevedeva di installare una stazione di pompaggio lungo il corso del Wazzani. Qualcuno ipotizza anche che la guerra del 2006 tra Israele e Libano sia stata combattuta soprattutto per il controllo della preziosa risorsa idrica.
Le preoccupazioni per l’acqua sono altissime anche a Gaza. Secondo il Middle East Times, l’unico impianto fognario di tutto il territorio fu costruito dopo l’occupazione da parte israeliana nel 1967, quando la popolazione della sottile striscia costiera era di 380 mila persone. Da allora gli abitanti sono quasi quadruplicati fino a un milione e mezzo di persone, aumentando così i rischi di contaminazione delle acque.
Come se non bastasse alcuni scienziati, recentemente, hanno ipotizzato che alcune aree dell’Egitto potrebbero essere minacciate dall’innalzamento del livello del mare. Cosa che, se avvenisse, renderebbe impraticabile il porto di Alessandria.
Per queste ragioni, in un editoriale del 31 marzo il Middle East Times avvertiva che le calamità legate all’acqua non devono preoccupare solo le popolazioni di Egitto, Israele, Libano o Gaza. «Questi – dice il giornale – sono problemi che toccano l’intera comunità internazionale. Se non affrontati in modo appropriato non faranno che aggravare, negli anni a venire, i già esplosivi problemi della regione».