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Errori e attese deluse

04/04/2008  |  Milano
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Errori e attese deluse
Chris Patten ai tempi in cui era commissario dell'Unione Europea per le Relazioni esterne. (foto EP/Leo)

Si fa ogni giorno più surreale il clima in Medio Oriente. Veniamo da una settimana in cui il vertice di Damasco ha messo per l'ennesima volta in luce i bizantinismi della politica araba, con il Libano che da più di quattro mesi non riesce ad eleggere un presidente. Intanto in Israele c'è un governo che un giorno dà il via alla costruzione di nuove case nei territori e quello dopo toglie cinquanta check-point mobili in Cisgiordania come «segno di buona volontà» verso Abu Mazen. In questa situazione su una cosa concordano praticamente tutti i media del Medio Oriente: Annapolis è fallita ed è ora di voltare pagina. In questo senso due articoli opposti, apparsi negli ultimi giorni, sono molto significativi. Ve li riassumiamo.


Si fa ogni giorno più surreale il clima in Medio Oriente. Veniamo da una settimana in cui il vertice di Damasco ha messo per l’ennesima volta in luce i bizantinismi della politica araba, con il Libano che da più di quattro mesi non riesce ad eleggere un presidente. Intanto in Israele c’è un governo che un giorno dà il via alla costruzione di nuove case nei territori e quello dopo toglie cinquanta check-point mobili in Cisgiordania come «segno di buona volontà» verso Abu Mazen.

Intanto – in qualche località segreta e con la benedizione del Dipartimento di Stato americano -, un gruppo di negoziatori discute i dettagli di quelli che saranno i famosi due Stati. Ma – visto quello che nel frattempo succede a Gerusalemme, Ramallah e Gaza – a nome di chi stanno trattando?

In questa situazione su una cosa praticamente tutti i media del Medio Oriente sono d’accordo: Annapolis è fallita ed è ora di voltare pagina. In questo senso due articoli opposti, apparsi in questi ultimi giorni, sono molto significativi. Il primo – rilanciato sia dal libanese The Daily Star che da The Jordan Times – viene da un autorevole osservatore esterno: il britannico Chris Patten. Uno che – nel suo curriculum – ha qualcosa come la gestione del passaggio di Hong Kong alla Cina e tre anni da Commissario europeo alle relazioni esterne. Il conservatore Pattern – che nell’articolo ironizza non poco sulle consulenze miliardarie dell’ex premier Tony Blair – dice a chiare lettere che l’esito del processo di pace dipende principalmente dall’atteggiamento di chi sta fuori da Israele e dalla Palestina. È stata scelta una strada – quella del boicottaggio di Hamas – che non ha funzionato. «Americani ed europei – scrive Patten – hanno commesso un grave errore nel cercare di distruggere il governo di unità nazionale tra Fatah e Hamas costruito dalla diplomazia dell’Arabia Saudita». «Aborro ogni atto terroristico, commesso da Hamas o da chiunque altro – scrive questo esperto diplomatico -. Ho avuto degli amici uccisi da terroristi. Ma da quando i sentimenti e le denunce morali sono ingredienti sufficienti per costruire una politica? E quando mai una risposta militare sproporzionata al terrorismo ha funzionato?».

Di segno opposto – ma ugualmente pesante per la firma che porta – l’articolo comparso qualche giorno fa su Yediot Ahronot. Gilad Sharon – il figlio dell’ex premier tuttora in coma a cui si deve la nascita del partito Kadima – sul più popolare quotidiano israeliano spara infatti a zero sull’ex delfino Ehud Olmert, sulla pupilla Tzipi Livni (oggi ministro degli Esteri) e su Ehud Barak. «Invece di utilizzare il suo tempo per promuovere le nostre ragioni contro gli attacchi terroristici che subiamo – scrive Sharon della Livni -, lo spreca a chiaccherare con deboli leader palestinesi che parlano a malapena per conto di se stessi». «Attraverso la loro incompetenza e mancanza di decisione – aggiunge su Barak e Olmert – ci stanno portando all’anarchia, perché hanno violato il contratto non scritto in forza di cui cui lo Stato si impegna a difendere i propri cittadini».

Un uomo politico inglese cresciuto all’ombra della «dama di ferro» Margareth Thatcher che vuole trattare con Hamas. E il figlio dell’ex generale che con il ritiro da Gaza ha rimesso in moto il Medio Oriente che adesso vorrebbe fermare tutto. Surreale anche questo. O, forse, è solo l’indice di un Medio Oriente che ha buttato via un’altra occasione. Tornando nel vicolo cieco di sempre. 

Clicca qui per leggere l’articolo di Chris Patten

Clicca qui per leggere l’articolo di Gilad Sharon

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