I progetti nucleari, l'opposizione all'esistenza dello Stato di Israele, lo scontro con le potenze occidentali che insistono per incrementare la produzione di greggio contro il caro-petrolio. L'Iran non ha solo queste spinose questioni all'ordine del giorno. Ci sono altri problemi, interni alla repubblica islamica, che procurano notti insonni al presidente Ahmadinejad. Le politiche economiche e finanziarie adottate negli ultimi anni hanno avuto pesanti conseguenze, soprattutto per gli alti livelli di inflazione ormai cronici. I dati ufficiali parlano di un tasso attorno al 16 per cento nel 2007, anche se quello percepito è ben più alto.
I progetti nucleari, l’opposizione all’esistenza dello Stato di Israele, lo scontro con le potenze occidentali che insistono per incrementare la produzione di greggio contro il caro-petrolio. L’Iran non ha solo queste spinose questioni all’ordine del giorno. Ci sono altri problemi, interni alla repubblica islamica, che procurano notti insonni al presidente Ahmadinejad. Quando è stato eletto, nel giugno del 2005, aveva promesso con non poca retorica di ridistribuire al popolo i profitti del petrolio (l’Iran è il secondo Paese produttore di greggio dell’Opec). Ma in realtà le politiche economiche e finanziarie adottate negli ultimi anni hanno avuto pesanti conseguenze, soprattutto per gli alti livelli di inflazione ormai cronici. I dati ufficiali parlano di un tasso attorno al 16 per cento nel 2007, anche se quello percepito è ben più alto.
Il settore immobiliare è una delle vittime di tale situazione. Negli ultimi 18 mesi si registra un vero e proprio boom dei prezzi delle abitazioni: nella capitale Teheran sono aumentati del 150 per cento. Ha pesato in primis il piano di prestiti, elaborato dal ministro del Lavoro e degli Affari sociali, Mohammad Jahromi, all’indomani dell’ascesa al potere di Ahmadinejad. A semplici cittadini e imprese sono stati erogati consistenti crediti con l’obbiettivo di creare nuovi posti di lavoro. La mancanza di una supervisione da parte degli esperti e la corruzione, da sempre piaga del Paese, hanno però portato alla circolazione di grandi quantità di denaro fuori controllo. E così, invece di finanziare investimenti per la collettività, la moneta è andata a finire nel mercato immobiliare, considerato il più sicuro. I prezzi delle case sono schizzati alle stelle, anche per la scarsità dei materiali di costruzione a disposizione nel Paese. Gradualmente è stato necessario anche «importare» manovali in nero dall’Afghanistan, sottopagati rispetto ai lavoratori iraniani.
Attualmente, secondo la commissione parlamentare per gli affari economici, mancano un milione e 600 mila abitazioni (questa la domanda di case). Ma l’Iran riesce a costruirne al massimo 600 mila in un anno. E come mettere a tacere il malcontento generato da questa cattiva gestione economica del governo e del presidente Ahmadinejad? Ancora una volta con la via della propaganda. Basti pensare che a marzo del 2007, quando la crescente inflazione ha costretto la banca centrale a stampare banconote di taglio più grande, per i nuovi biglietti è stato scelto un logo nucleare.