Febbraio 2008
Tensione alle stelle tra Israele e Hamas
In Terra Santa rullano ancora una volta i tamburi di guerra. Dalla Striscia di Gaza continuano a piovere razzi Qassam su Sderot e su altre località israeliane che rientrano nel raggio di tiro dei rudimentali ordigni. Israele replica con attacchi aerei mirati ad eliminare i palestinesi combattenti ma che si portano via anche vite innocenti. E nelle ultime ore la stampa israeliana dà per imminente una massiccia offensiva terrestre che, per la prima volta dall'evacuazione dei coloni ebrei nell'agosto 2005, riporterebbe almeno parte della Striscia sotto il controllo militare israeliano.
In Israele cresce la povertà
Famiglie arabe, lavoratori poveri, ma anche anziani e bambini. In Israele nel 2007 cresce ancora la povertà, colpendo categorie e classi sociali a volte molto lontane tra loro. Nonostante il miglioramento di molti indicatori economici (aumento degli stipendi anche minimi e crescita dell'occupazione) il recente rapporto semestrale dell'Istituto nazionale di assicurazione rileva che il 24,7 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
L’Unesco e la porta della discordia
Nel corso di un recente soggiorno a Gerusalemme, il direttore generale dell'Unesco, Koichiro Matsuura, non ha dimenticato lo scontro in atto da più di un anno nel cuore della città, alla Porta dei Maghrebini, uno degli accessi alla Spianata delle moschee, l'unico consentito ai non musulmani. Matsuura ha annunciato l'arrivo nella città santa di una nuova squadra di ispettori. Così l'Unesco spera di trovare una soluzione condivisa dal governo israeliano e dal Waqf islamico (l'ente preposto all'amministrazione della Spianata delle moschee) in merito ai discussi lavori di scavo per la ristrutturazione della passerella che unisce il piazzale antistante il Muro occidentale con la Porta.
Ha vent’anni il rock made in Israel
Quella mattina di vent'anni fa il giovane Uzi Preuss, oggi direttore della divisione ebraica della casa discografica Nmc, non poteva credere alle sue orecchie. La radio stava mandando un pezzo di rock israeliano. Era il 1987 ed era appena uscito Ehud Banai e i rifugiati, un album che segnò una svolta nella storia della musica rock israeliana, assottigliando il divario con il rock inglese e quello americano.
Il nunzio Franco: «Nei negoziati è in gioco una posta alta»
«La Santa Sede non firmerà un accordo che la realtà locale non può in alcun modo sostenere». È questo l'avvertimento che la delegazione vaticana ha lanciato alla controparte israeliana nell'ultima sessione plenaria dei negoziati, lo scorso 13 dicembre, secondo quanto rivela, di passaggio a Roma, il nunzio apostolico in Israele, l'arcivescovo Antonio Franco. Il presule «non fa previsioni» sulla durata dei negoziati su fisco e proprietà della Chiesa in Israele, riconosce che «si sta lavorando con molta buona volontà da entrambi le parti» e che «si sono registrati progressi» anche perché «lo Stato d'Israele sta mostrando molta comprensione». Ma è essenziale, aggiunge, che i negoziatori capiscano che «è una questione di vita o di morte» perché la posta in gioco è «la sopravvivenza stessa della Chiesa di Terra Santa».
Incontro con il patriarca Sabbah
Il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, incontra il pubblico nel corso della presentazione di un volume che raccoglie alcuni interventi e riflessioni pastorali maturati nel corso di un episcopato durato oltre vent'anni.
Con gli occhi di Abramo
Il centro dichiarato di questo libro è il dialogo tra le diverse culture e civiltà, viste a partire dai valori condivisi alla radice delle fedi maggiori (con una spiccata tendenza a privilegiare la sapienza tradizionale ebraica). L'opera non è un trattato su come si debbano comportare cristiani, musulmani ed ebrei nel loro reciproco rapportarsi. Risulta, al contrario, evidente come il possesso della sapienza che irradia dal pensiero autenticamente religioso permetta di affrontare i temi più disparati e interessanti per l'uomo.
Cristiani nella trappola irachena
Dopo lo scoppio della guerra, centinaia di migliaia di cristiani iracheni sono fuggiti dalla madre patria, rifugiandosi in Sirima Giordania, Libano... Ma nell'Iraq post Saddam sopravvive ancora, spesso dimenticata dai media occidentali, una tenace comunità dalla tradizione millenaria. Sono i cristiani iracheni: credenti a rischio perpetuo di «dhimmitudine», cioè di «sottomissione, la condizione a cui i non musulmani sono costretti nei Paesi islamici; fedeli a Cristo che, nonostante la guerra civile, l'occupazione e il predominio ideologico e religioso dell'islam, cercano di vivere uniti alla Chiesa universale.
La Lega Araba prova a imbrigliare le tivù satellitari
Parabole con il bavaglio? Al Cairo nei giorni scorsi i ministri dell'informazione dei 22 Paesi della Lega Araba si sono accordati su una bozza di documento che impone una «regolamentazione» e restrizioni precise a quelle televisioni satellitari arabe che offendano i propri governi. Spesso sponsorizzate da investitori privati e indipendenti da finanziamenti di Stato, hanno spesso mandato in onda programmi che le televisioni pubbliche arabe non potrebbero mai trasmettere e azzardato critiche ai governi nazionali.
Beaufort fa discutere
Tra pochi giorni, a Los Angeles, sarà la notte degli Oscar. E la novità di quest'anno è che in corsa per il miglior film straniero c'è anche un film israeliano: Beaufort, del giovane regista Joseph Cedar. Se uscisse vincitore dalla cinquina, sarebbe la prima volta di un Oscar a Gerusalemme. Ma non è solo per questo che Beaufort fa discutere in Medio Oriente. Al centro dell'attenzione c'è infatti l'argomento di questo film che ha già vinto l'Orso d'argento al Festival di Berlino: la prima Guerra del Libano, quella dell'invasione voluta da Ariel Sharon nel 1982 e terminata con il ritiro israeliano del 2000.