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Rsf, bilancio 2007 della libertà di stampa in Israele e Palestina

15/01/2008  |  Milano
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Rsf, bilancio 2007 della libertà di stampa in Israele e Palestina
Il giornalista di Fox News, Steve Centanni, e l'operatore Olaf Wiig (a sinistra) ripresi in un videomessaggio registrato dai loro rapitori.

In tutto il mondo nel corso del 2007 sono stati uccisi 86 giornalisti, 48 dei quali in Medioriente e nel Nord Africa. Ancora una volta i reporter - recita il rapporto annuale di Reporter senza frontiere (Rsf) - sono vittime della crescente instabilità che affligge la regione mediorientale. Dozzine di giornalisti considerati pro-Hamas o pro-Fatah sono stati fisicamente colpiti nei Territori palestinesi, dove vari inviati stranieri sono finiti nelle mani di rapitori che li hanno tenuti in ostaggio per giorni e settimane. Va meglio in Israele, dove però i giornalisti palestinesi e arabi subiscono restrizioni, in nome della sicurezza nazionale.


Dozzine di giornalisti considerati pro-Hamas o pro-Fatah sono stati fisicamente colpiti. Gli inviati stranieri sono finiti nelle mani  di rapitori che li hanno tenuti in ostaggio per ore, a volte addirittura per giorni. Raccontare che cosa succede nei Territori palestinesi è rischioso: i media, come evidenzia il Rapporto 2007 di Reporter senza frontiere (Rsf), sono sotto minaccia. Tanto che nella classifica mondiale della libertà di stampa, su 169 Paesi monitorati, i Territori si piazzano al 158esimo posto (nel 2006 erano al 134esimo).

In tutto il mondo l’anno scorso sono stati uccisi 86 giornalisti, 48 di loro sono morti in Medioriente e nel Nord Africa, quasi tutti in Iraq. Ancora una volta i reporter – recita il documento di Rsf – sono vittime della crescente instabilità che da decenni affligge la regione mediorientale.

Guardando alla Cisgiordania e alla Striscia di Gaza, nel 2006 sei giornalisti sono stati rapiti, per essere usati come merce di scambio. Ora sono tutti liberi, ma i loro sequestratori non sono stati perseguiti. Da quando il movimento estremista Hamas ha preso il controllo di Gaza in contrapposizione ad al-Fatah e al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen la stampa corre maggiori rischi. Molti reporter sono stati colpiti da una o dall’altra fazione rivale. Un pericolo che si è aggiunto a quello di finire sotto il tiro dei militari israeliani. Anche gli stranieri sono bersagli. Il 17 dicembre del 2006 il corrispondente francese del quotidiano Libération, Didier François, fu ferito negli scontri a Gaza. Il 14 agosto dello stesso anno due giornalisti americani di Fox News, Steve Centanni e Olaf Wiig, furono sequestrati per due settimane da un gruppo armato che chiedeva la liberazione di tutti i detenuti musulmani degli Stati Uniti. Secondo Reporter senza frontiere questo genere di rapimenti non sarebbe politico, ma opera di singoli o di gruppi isolati. Purtroppo mancano indagini specifiche delle autorità per fare chiarezza.

E la situazione in Israele? Secondo il Rapporto, i giornalisti godono di una libertà che non si trova in altri Paesi della regione mediorientale (Israele è al 44esimo posto in classifica). Non mancano però notizie negative. I reporter palestinesi devono convivere con molte restrizioni che impediscono il pieno svolgimento delle loro attività: per ragioni di sicurezza, ad esempio, è impedito loro di spostarsi tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Inoltre i soldati israeliani hanno più volte perquisito case e uffici di giornalisti nei Territori alla ricerca di armi o «materiale illegale». Gli operatori della tivù araba al-Jazeera sono stati ripetutamente ostacolati mentre cercavano di dare informazioni e notizie sul conflitto in Libano. Infine alcuni giornalisti sono stati feriti dai bombardamenti o dagli spari israeliani contro i miliziani palestinesi.

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