Le campane delle nostre chiese suonano tre volte al giorno: al mattino, a mezzogiorno e a sera. Ai nostri giorni questo suono non è più di moda e in vari paesi e città (in Italia ma anche in Europa), c’è chi ha fatto causa alla parrocchia contro il suono mattutino delle campane. Eppure questo suono appartiene alla nostra tradizione!
Certamente molti nostri contemporanei non capiscono più il significato di questi rintocchi; ne consegue che il rumore del traffico stradale, delle fabbriche e delle mille espressioni della nostra vita frenetica non lasciano più udire il tocco leggero delle campane delle chiese.
Chi se ne accorge? Nelle nostre scuole la campanella indica la fine della lezione; nelle fabbriche la sirena avvisa che è ora della pausa o del cambio del turno, ma non si sentono più le campane.
Una volta, quando la vita era più ordinata e tranquilla, anche se non più facile di oggi, si prestava più attenzione a questo suono. I contadini interrompevano il loro lavoro nel campo o a casa, toglievano il cappello e si inginocchiavano pregando l’Angelus. Quanta gioia e forza dava questa preghiera recitata al suono delle campane! In alcuni casi questa preghiera veniva recitata anche prima dei pasti. Si pensava così all’Incarnazione di Dio. L’Incarnazione è il punto di svolta della storia della Salvezza: una donna, Maria, ha collaborato con la grazia di Dio come nessun altra persona al mondo. È divenuta la porta attraverso cui Dio ha potuto entrare nel mondo; il quotidiano suono delle campane vuole ricordarci proprio questo fatto.
Nella nostra società il ritmo della vita e del lavoro è fortemente cambiato. Le campane al mattino tacciono perché potrebbero svegliare i cittadini stressati. Ma forse c’è da sperare che proprio in un tempo in cui fervono le discussioni sulla presenza delle moschee in Europa, non scompaia questa antica «sveglia» cristiana!
L’uso della preghiera dell’Angelus risale infatti al XIII secolo. Francesco di Assisi, che nel suo viaggio missionario si era spinto fino in Oriente, rimase profondamente impressionato dal muezzin il quale, cinque volte al giorno dal minareto, invitava i fedeli a lodare Dio gridando: «Allah è grande, non c’è nessun Dio eccetto Allah!».
Tornato in Italia, Francesco volle che quest’uso, sebbene con altre forme, venisse introdotto anche nelle nostre terre. Così scrive ai superiori -i Custodi – del suo ordine: «E dovete annunciare e predicare la sua gloria a tutte le genti, così che ad ogni ora, quando suonano le campane, sempre da tutto il popolo siano rese lodi e grazie a Dio onnipotente per tutta la terra» (Lettera ai Custodi 1,8). Scrive anche una lettera ai reggitori dei popoli, in cui manifesta lo stesso desiderio: «E siete tenuti ad attribuire al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che siano rese lodi e grazie all’onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo» (Lettera ai reggitori dei popoli, 7)
L’iniziatore dell’Angelus come lo conosciamo fu fra Benedetto Sinigardi di Arezzo. Negli anni della gioventù, era l’anno 1211, egli udì predicare il santo di Assisi nella città di suo padre. L’uomo, cresciuto alla maniera dei nobili, fu a tal punto conquistato dalla sua parola da decidere di entrare nell’Ordine. Fra Benedetto ricevette personalmente il saio da Francesco e a 27 anni divenne provinciale della Marca di Ancona. Il suo spirito missionario lo condusse successivamente in Grecia, Romania e Turchia, dove visse lo scisma tra la Chiesa occidentale e orientale. Quindi si recò nella terra di Gesù dove gli fu affidato dai Frati di Terra Santa il servizio di provinciale. Lavorò instancabilmente per 16 anni in questa Provincia e in questo tempo fondò il primo convento francescano a Costantinopoli. Nel 1241 ritornò in patria, nella sua città di Arezzo, e introdusse tra i suoi confratelli del convento di quella città la seguente antifona mariana: «Angelus Domini locutus est Mariae», (L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria). Di spose che questa antifona fosse pregata alla sera, dando un segnale con il suono delle campane.
L’esempio di Arezzo fece scuola. San Bonaventura, ottavo ministro generale e rinnovatore dell’Ordine francescano, prescrisse ai suoi confratelli durante il capitolo generale di Pisa del 1263: «I Frati devono invitare i fedeli a salutare Maria tre volte, quando alla sera suona in convento Compieta. Devono farlo con le stesse parole con cui l’Angelo Gabriele salutò Maria, ossia con l’Ave Maria» (cfr Lc 1,38) Il capitolo provinciale dei Frati Minori a Padova nel 1294 ordinò quanto segue: «In tutti i conventi si suoni brevemente la campana tre volte alla sera per onorare la Madre di Dio. I frati devono inginocchiarsi e pregare tre volte: “Ave Maria”».
Nel Medioevo, sullo sfondo di questa pia raccomandazione di preghiera, nasce la convinzione che l’Angelo del Signore abbia portato l’annuncio a Maria di sera.
Quando Papa Giovanni Paolo II, il 23 maggio 1993, visitò la città di Arezzo, sostò a pregare davanti alla tomba del beato Benedetto Sinigardi e disse: «È sempre molto efficace fermarsi a mezzogiorno e pregare la Madonna. Oggi è particolarmente significativo perché noi ci troviamo nel luogo in cui secondo la tradizione è nato l’uso dell’Angelus».
Nel resto del mondo il suono serale delle campane si introdusse dapprima nel 1307 a Gran (Ungheria), quindi a Roma nel 1327. Papa Giovanni XXII nel 1318 ordinò che ogni giorno, alla sera, al suono delle campane si onorasse la Vergine Maria con la recita dell’«Ave». In un lungo processo temporale si è così cristallizzato il «saluto angelico» che conosciamo.
L’Angelus nella forma odierna si trova per la prima volta nell’Offizium Parvum Beatae Virginis Mariae (Piccolo Ufficio della Beata Vergine Maria), edito nel 1571 durante il pontificato di Papa Pio V.
La preghiera che accompagna l’Ave Maria al suono delle campane al mattino, a mezzogiorno e a sera, si è affermata in generale alla fine del XVI secolo; in origine era la preghiera della Messa della solennità dell’Annunciazione, il 25 marzo. Nel Messale approvato da Papa Paolo VI è la colletta della Memoria della Beata Vergine del Santo Rosario, il 7 ottobre.
L’Angelus si caratterizza come una preghiera che scandisce i tre punti centrali della giornata ed è una sorta di «breviario» popolare, che aiuta a santificare il tempo del giorno. «L’Angelo del Signore» vuole sempre ricordare a noi uomini quanto siamo preziosi agli occhi di Dio, al punto tale che si fece uomo per redimerci.
(L’autore è Commissario di Terra Santa per la Svizzera. Testo tradotto da suor Chiara Noemi)