«La preghiera, una manifestazione di spiritualità e misticismo, dona il coraggio e la forza di lasciarsi plasmare dall’azione di Dio, il quale ci purifica e ci adorna della sua grazia e, di conseguenza, pieni di fede, speranza ed amore, come anche di uno spirito nuovo, siamo pronti ad obbedire al suo piano di salvezza».
Inizia con queste parole la presentazione del tema («Pregate continuamente», 1 Tessalonicesi 5, 17). dell’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, che arriva quest’anno al traguardo dei cento anni (venne celebrato per la prima volta dal 18 al 25 gennaio 1908).
Ma perché richiamare oggi l’attenzione sulla preghiera nel contesto del dialogo tra i cristiani? Il versetto della lettera ai Tessalonicesi ci ricorda che l’unità è un dono di Dio, che va chiesto con forza. E in più, scrive il Pontificio consiglio per là dei cristiani, «la preghiera cambia la mentalità ed aiuta i cristiani a considerare gli altri fratelli, figli dello stesso Dio Padre».
Per cooperare quindi al cammino ecumenico, serve soprattutto pregare. E «continuamente», per chiedere a Dio il dono di poter «essere una cosa sola». E serve pregare, come insegna il brano paolino, per imparare anche a «vivere in pace».
«Vi raccomando, fratelli – scrive san Paolo – rimproverate quelli che vivono male, incoraggiate i paurosi, aiutate i deboli, siate pazienti con tutti. Non vendicatevi contro chi vi fa del male, ma cercate sempre di fare il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti. Pregate continuamente, e in ogni circostanza ringraziate il Signore. Dio vuole che voi facciate così, vivendo uniti a Gesù Cristo».