Già quando uscì, nel 1971, il romanzo Gerusalemme! Gerusalemme!, di Dominique Lapierre e Larry Collins, era diventato un'opera di riferimento per chi avesse voluto capire la storia della creazione dello Stato di Israele, pagina essenziale della storia contemporanea. Per trentasei anni il cinema ha tentato di fare sue le drammatiche vicende raccontate nel libro, ma nessun regista ci è mai riuscito. Oggi si cimenta con l'ardua impresa il francese Elie Chouraqui. Peccato che la pellicola sia praticamente assente dalle sale cinematografiche italiane.
Già nel 1971, anno della sua pubblicazione, il romanzo Gerusalemme! Gerusalemme!, di Dominique Lapierre e Larry Collins, era diventato un’opera di riferimento per chi avesse voluto capire davvero la storia della creazione dello Stato di Israele, pagina essenziale della storia contemporanea.
Per trentasei anni il cinema ha tentato di fare sue le drammatiche vicende raccontate nel libro, ma nessun regista ci è mai riuscito. Ora ha deciso di cimentarsi con l’ardua impresa il francese Elie Chouraqui, colpito dall’approccio umano ad un conflitto analizzato e vissuto partendo dai personaggi: uomini e donne, arabi, ebrei e cristiani, in una città dove da millenni le campane delle chiese suonano l’Angelus, i muezzin delle moschee invitano alla preghiera e i lamenti degli shofar dalle sinagoghe annunciano l’inizio dello Shabbat.
È il 27 novembre 1947 e i rappresentanti dei cinquantasei Paesi membri della neonata Organizzazione delle Nazioni Unite votano la divisione della Palestina. In quello stesso anno nella Grande Mela due amici di 27 anni, Bobby Goldman, ebreo newyorkese, e Said Chahine, arabo di Gerusalemme, vivono nell’atmosfera spensierata della fine della Seconda Guerra Mondiale e condividono con fervore e passione le stesse idee e i medesimi valori. Travolti dagli avvenimenti che poco dopo infiammeranno Gerusalemme, Bobby e Said s’imbarcano su una nave diretta in Terra Santa, ancora ignari del fatto che le loro strade sono destinate a dividersi in maniera drammatica. I due giovani si scopriranno nemici da un giorno all’altro e la loro lotta rispecchierà quella scoppiata tra i loro due mondi, le loro due culture, i loro due popoli.
Il film, il cui titolo – Oh Jerusalem – si riferisce alle invocazioni che rendono omaggio alla città santa, è utile per comprendere perché ancora oggi su questo minuscolo pezzo di terra si concentrano tanto odio e tante passioni. Mostra il dolore di entrambe le parti coinvolte e ci lascia con lo straziante interrogativo posto da Golda Meir: «Un giorno forse potremo perdonare gli arabi per aver ucciso i nostri figli. Ma potremo mai perdonarli per averci costretto a uccidere i loro?».