Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Un segnale da raccogliere e accogliere

Giuseppe Caffulli
21 novembre 2007
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A un anno di distanza dal viaggio di Benedetto XVI in Turchia, compiuto dal 28 novembre al 1 dicembre 2006, 138 personalità religiose musulmane hanno scritto una lettera a Benedetto XVI, ai capi delle Chiese cristiane e ai responsabili degli organismi ecumenici. Il documento prende avvio da questa considerazione: «Insieme musulmani e cristiani formano ben oltre metà della popolazione mondiale. Senza pace e giustizia tra queste due comunità religiose non può esserci una pace significativa nel mondo. Il futuro del mondo dipende dalla pace tra musulmani e cristiani. La base per questa pace e comprensione esiste già. Fa parte dei principi veramente fondamentali di entrambe le fedi: l’amore per l’unico Dio e l’amore per il prossimo».

Il testo, diviso in tre capitoli («L’amore di Dio»; «L’amore per il Prossimo»; «Venire a una parola comune tra noi e voi»), rappresenta una novità nel panorama del dialogo islamo-cristiano: fino ad ora erano stati i cristiani a prendere l’iniziativa. In questa occasione, per la prima volta, sono i musulmani a invitare i cristiani a un lavoro comune per il bene dell’umanità. Certo: vanno approfonditi e chiariti molti aspetti… Il documento non tocca questioni fondamentali come la libertà religiosa, i diritti umani, il rapporto tra religione e società, l’uso della violenza… Ma si tratta indubbiamente di una significativa apertura. «Quando si parla di Gesù – ha fatto notare il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. – viene presentato attraverso le citazioni del Nuovo Testamento e non del Corano». Si tratta, dice ancora il card. Tauran «di un messaggio positivo, che va raccolto». Noi ci auguriamo che sia il segnale della volontà di lasciarsi alle spalle una stagione di incomprensione, un seme destinato a portare molto frutto.

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