Quali sono gli umori della piazza palestinese alla vigilia ormai della Conferenza internazionale sul Medio Oriente (secondo le ultime notizie dovrebbe tenersi ad Annapolis a partire dal 26 novembre)? Alcune risposte interessanti vengono dall'ultimo sondaggio condotto dal Jerusalem Media and Communication Center. Non c'è grande ottimismo: solo il 35 per cento degli intervistati si aspetta un risultato positivo da Annapolis, mentre il 62 per cento è convinto che il vertice fallirà.
Quali sono gli umori della piazza palestinese alla vigilia ormai della Conferenza internazionale sul Medio Oriente (secondo le ultime notizie dovrebbe tenersi ad Annapolis a partire dal 26 novembre)? Alcune risposte interessanti vengono dall’ultimo sondaggio condotto dal Jerusalem Media and Communication Center. Nonostante le tante promesse ricevute – proprio oggi Olmert ha confermato l’intenzione di procedere a un altro rilascio di prigionieri prima del vertice – non c’è grande ottimismo in casa palestinese: solo il 35 per cento degli intervistati si aspetta un risultato positivo da Annapolis, mentre il 62 per cento è convinto che il vertice fallirà.
Ciò non significa – però – una bocciatura rispetto al negoziato: è in costante crescita il numero di coloro che sostengono la necessità di una trattativa con Israele e i due Stati come unica soluzione possibile del conflitto. Inoltre solo il 28 per cento degli intervistati è convinto che a un fallimento di Annapolis seguirebbe una terza intifada. Quanto ai nodi del contendere l’ostacolo di sempre resta la questione dei profughi: il 66,8 per cento si dichiara convinto che dovrebbero essere lasciati tornare nelle loro città e villaggi d’origine. Una posizione del tutto inaccettabile per Israele. Il dato più interessante, probabilmente, resta però quello sugli equilibri interni: Abu Mazen sta recuperando credibilità, mentre (rinchiusa nella trappola di Gaza) Hamas sta perdendo consensi. Anche se un palestinese su due, però, dichiara di essere favorevole a un governo di unità nazionale per uscire dall’attuale situazione di spaccatura.
Come si vede, dunque, quello che emerge è ancora una volta un quadro estremamente complesso. Non ci sono i palestinesi buoni da una parte e i cattivi da isolare dall’altra. Sarà bene tenerlo presente nelle prossime settimane. Specie se – come appare molto probabile – Annapolis finirà con una serie di buoni propositi, senza vincitori né vinti.
Leggi i dati del sondaggio sul sito di Miftah