Nella tradizione cristiana il pellegrinaggio ha sempre occupato un posto privilegiato. Recarsi nei Luoghi Santi per visitare i santuari legati alla memoria della vita terrena di Gesù è stata un’aspirazione costante dei fedeli di tutti i tempi. Il viaggio e le sue difficoltà hanno poi rappresentato da sempre il cammino della conversione, con le cadute e le risalite proprie della condizione umana.
C’è stato un tempo, però, in cui il pellegrinaggio fisico ai Luoghi Santi, per ragioni storiche e politiche, non fu più possibile. Così la nostalgia della Terra Santa, nell’Europa del Rinascimento, diede vita a una straordinaria invenzione: i Sacri Monti. In questo modo il pellegrinaggio tornò ad essere possibile, almeno simbolicamente. È a questa realtà (di fede e di arte) che dedichiamo il dossier di questo numero della rivista.
Nel farlo, vorremmo sottolineare con forza la necessità di riscoprire l’intimo legame che unisce queste «cittadelle dello spirito» con la Terra Santa.
I Sacri Monti sono considerati giustamente oasi di riposo, di pace, di silenzio. Nella maggior parte dei casi, però, sono conosciuti più come mete di turismo domenicale (ancorché religioso) che non come luoghi di ascesi, come è invece nella loro storia e nella loro natura.
Auspichiamo che i tanti pellegrini che si recano ogni anno in Terra Santa prendano nuovamente possesso dei Sacri Monti; li frequentino durante la preparazione spirituale al viaggio, ci ritornino poi per fare memoria delle esperienze vissute. Recuperino in sostanza il senso originario di questi luoghi, la loro valenza teologica ed ecclesiale.
I Sacri Monti, anche nella società di oggi, possono continuare a svolgere il loro compito: accompagnarci nel cammino della fede e richiamarci alle nostre responsabilità verso i Luoghi Santi.