Oggi Annapolis. E dopo? Mentre sta per aprirsi la conferenza che per la prima volta vedrà così tanti Paesi arabi attorno allo stesso tavolo di Israele per discutere di Medio Oriente, diventa molto interessante l'edizione di ieri di bitterlemons.org, la newsletter in cui i punti di vista israeliani e palestinesi ogni settimana si incrociano su uno stesso tema. Rilanciamo, dunque, gli articoli di Yossi Alpher e Ghassan Khatib, i due promotori di questo crocevia elettronico, che si distingue spesso per il grande realismo nelle analisi.
Oggi Annapolis. E dopo? Mentre sta per aprirsi la conferenza che per la prima volta vedrà così tanti Paesi arabi attorno allo stesso tavolo di Israele per discutere di Medio Oriente, diventa molto interessante l’edizione di ieri di bitterlemons.org, la newsletter in cui i punti di vista israeliani e palestinesi ogni settimana si incrociano su uno stesso tema. Rilanciamo, dunque, gli articoli di Yossi Alpher e Ghassan Khatib, i due promotori di questo crocevia elettronico, che si distingue spesso per il grande realismo nelle analisi.
Interessante la premessa dell’israeliano Alpher: per settimane – dice in sostanza – ho sottolineato le ambiguità che stavano accompagnando la preparazione di Annapolis. Ma è un fatto che questo vertice domani si terrà. E allora vediamo che cosa di buono potrebbe comunque portare nel futuro immediato. Alpher ricorda la debolezza dei due governi (anche Olmert rischia di tornare a casa e non trovare più una maggioranza). Quindi non deve sorprendere più di tanto se non si arriverà a una dichiarazione comune tra israeliani e palestinesi sui nodi del conflitto. L’importante – sostiene Alpher – è che non si lascino cadere i due risultati politici già acquisiti: l’impegno dei Paesi arabi e la presenza della Siria. Perché questa è la vera opportunità offerta da Annapolis.
Non poi così distante l’opinione del palestinese Khatib: neanche lui si fa troppe illusioni su passi avanti immediati nel negoziato sui due Stati. Opta piuttosto per due punti concreti: lo stop reale all’espansione degli insediamenti israeliani nei Territori e misure per far ripartire l’economia palestinese (che non vuol dire solo soldi ma – ad esempio – più facilità di movimento delle merci almeno in Cisgiordania). Questo – sostiene Khatib – permetterebbe di tenere comunque aperta la via del negoziato, in attesa di leadership più forti da entrambe le parti.
Annapolis è già un risultato: Hamas e l’Iran – almeno per qualche ora – sono davvero in un angolo. Solo una fotografia? Intanto c’è. Il resto si vedrà.
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