All’inizio di ottobre, mese missionario e mese francescano per eccellenza, la Rai mette in onda una fiction su Francesco d’Assisi, nella quale è stata messo in risalto il viaggio del santo in Terra Santa e l’incontro con il sultano a Damietta. Un film tivù di grande interesse, che è stato presentato dalla casa di produzione Lux Vide di Ettore Bernabei anche a Benedetto XVI.
Ispiratore del film (nonché esperto che ne ha seguito tutte le fasi della lavorazione), padre Marco Malagola, frate minore della Custodia di Terra Santa, un uomo che in questi ultimi anni si è particolarmente dedicato a far conoscere al mondo (e alla Chiesa), l’importanza e la peculiarità dello «spirito di Damietta».
«Se san Francesco ritornasse oggi, in questo clima di presunto "scontro di civiltà", cosa ci direbbe?». È questa la domanda che appassiona oggi padre Marco. E che lo spinge a viaggiare per il mondo, ovunque gli chiedano di «annunciare» il carisma francescano dell’incontro e del dialogo con il fratello musulmano. «Intanto se san Francesco tornasse oggi – spiega padre Marco – non avrebbe paura né di Maometto né dell’islam. Il problema del dialogo con l’islam non è così facile. Ed è un fatto che il fondamentalismo islamico sia in ascesa. Eppure, sono convinto, Francesco insegnerebbe ancora a guardare al cuore dell’uomo. I musulmani hanno di Dio un concetto altissimo; è il centro della vita, lo pregano dappertutto, anche se spesso lo manipolano… Francesco d’Assisi, il fratello più amato e universale, ci insegnerebbe la strategia del dialogo paziente e perseverante, intelligente e concreto, a tutti i costi, per amore della pace e della riconciliazione». Un dialogo che è scuola di ascolto e comprensione, che insegna ad amare le diversità e scaccia le nebbie delle paure.