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Ariel, pietra d’inciampo

11/10/2007  |  Milano
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Nella marcia di avvicinamento alla conferenza di pace che si terrà il mese prossimo negli Stati Uniti, scende in campo Dov Weisglass, l'ex braccio destro di Ariel Sharon. Lo fa con un articolo pubblicato su Yedioth Ahronot che ha l'aria di voler dettare la linea a un Ehud Olmert che - a suo avviso - si starebbe spingendo un po' troppo avanti.


Nella marcia di avvicinamento alla conferenza di pace che si terrà il mese prossimo negli Stati Uniti, scende in campo Dov Weisglass, l’ex braccio destro di Ariel Sharon. Lo fa con un articolo pubblicato su Yedioth Ahronot che ha l’aria di voler dettare la linea a un Ehud Olmert che – a suo avviso – si starebbe spingendo un po’ troppo avanti.

Poco conosciuto fuori dai confini di Israele, Weisglass è l’uomo dell’ultimo Sharon. Il consigliere più fidato che probabilmente l’ha convinto a scegliere la strada del ritiro da Gaza e – dopo – ad abbandonare il Likud per fondare il nuovo partito Kadima. Ma Weisglass è anche l’uomo che per conto dell’ex premier tuttora in coma ha tenuto i rapporti con Condoleezza Rice. Arrivando al più importante successo diplomatico recente di Israele con Washington: la lettera di Bush del 2004 in cui si dice esplicitamente che la soluzione dei due Stati dovrà comunque tener conto delle nuove situazioni createsi dal 1967 a oggi (leggi gli insediamenti più grandi e più vicini alla Linea Verde, ormai comunemente definiti i «blocchi»).

Weisglass ora scende in campo aggiungendo un dato importante: i «blocchi» non occupano il cinque/sei per cento dei Territori di cui si era parlato già a Camp David nel 2000, ma il dieci. Come al solito parlare di percentuali in Medio Oriente confonde un po’ le acque. E allora vale la pena di porsi la domanda: che cosa vuol dire dieci per cento invece di cinque/sei? La risposta probabilmente si chiama Ariel, il grande insediamento (16mila abitanti) in Samaria che si trova ben venti chilometri all’interno rispetto alla Linea Verde. Una situazione anomala provata dal fatto che lo stesso muro/barriera di difesa – in quella zona già completato – lo lascia sul versante palestinese.

Per Weisglass (leggi Sharon) nei «blocchi» va conteggiato anche Ariel. Su questo – sembra dire l’articolo – c’era l’accordo di Washington e dunque Olmert adesso non deve mollare. Molto più di Ma’ale Adumim o del Gush Etzion, però, Ariel è un boccone decisamente duro da far digerire ai palestinesi. Un altro ostacolo sulla strada – già di per sé in salita – di questo vertice.

Clicca qui per leggere l’articolo di Dov Weisglass

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