Sui rapporti tra Hamas e Israele parlano i bollettini, quotidiani ormai, dei missili Qassam caduti a Sderot e dei bombardamenti aerei israeliani sui luoghi da dove partono. Sui rapporti tra Hamas e Abu Mazen parlano, invece, le scelte del presidente dell'Anp, sempre più deciso a isolare il movimento islamico. Quali sono, invece, i rapporti tra Hamas e l'Egitto? È la domanda affrontata nell'articolo che proponiamo oggi, tratto dall'ultimo numero della newsletter Bitterlemons-International.
Sui rapporti tra Hamas e Israele parlano i bollettini, quotidiani ormai, dei missili Qassam caduti a Sderot e dei bombardamenti aerei israeliani sui luoghi da dove partono. Sui rapporti tra Hamas e Abu Mazen parlano, invece, le scelte del presidente dell’Anp, sempre più deciso a isolare il movimento islamico (la scelta di porre come pre-condizione per partecipare alle elezioni il riconoscimento di Israele parla chiaro).
Quali sono, invece, i rapporti tra Hamas e l’Egitto? È la domanda affrontata nell’articolo che proponiamo oggi, tratto dall’ultimo numero della newsletter bitterlemons-international. Domanda finora inesplorata, ma forse più interessante ancora delle altre due. Perché l’Egitto – come mostra molto bene l’analista egiziano Mohamed Abdel Salam in questo articolo – è probabilmente l’anello più debole della catena. È infatti l’unica porta che – pur tra mille difficoltà – è rimasta aperta tra Gaza e il mondo. Ma nello stesso tempo è un Paese che deve stare molto attento alle possibili ripercussioni interne rispetto a quanto succede dall’altra parte del valico di Rafah.
I tre attentati verificatisi negli ultimi due anni contro strutture turistiche nel Sinai – messi a segno proprio da uomini giunti da Gaza – sono stati un campanello d’allarme importante. E ora il Cairo sta cercando di prendere le sue contromisure. Con una serie di linee rosse che Hamas d’ora in poi non dovrà più oltrepassare. È una mossa comunque dai due volti. Perché il rapporto con l’Egitto è l’unico canale realisticamente possibile per far uscire Gaza e Hamas dal vicolo cieco in cui si sono cacciati. Perché Gaza isolata, col suo milione e mezzo di abitanti in un fazzoletto di terra, non può fare a meno dell’Egitto. Se c’è una via al pragmatismo per Hamas è inutile cercarla a Ramallah. È molto più facile che passi dal Cairo.
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