Anche a Gerusalemme Est la droga è un nemico micidiale. I suoi malefici effetti non devastano solo le vite degli almeno 15 mila tossicodipendenti. Come sempre accade, infatti, i fallimenti degli adulti si ripercuotono sui bambini, figli o famigliari che siano.Nella sua azione di contrasto al fenomeno, Caritas Jerusalem ha dato vita, nel 1999, a un Centro per la prevenzione e l'assistenza alle persone tossicodipendenti e alle loro famiglie. Tra le varie attività che fanno capo al centro, vi è anche un campo estivo - in corso di svolgimento in questi giorni - rivolto ai bimbi e ragazzi che hanno qualche famigliare tossicodipendente. Quest'anno si contano 65 partecipanti.
(g.s.) – L’ultima volta che qualcuno ha provato a censirli, nel 2001, a Gerusalemme Est i tossicodipendenti erano circa 15 mila, di cui un terzo entro le mura della città vecchia. Oggi, secondo gli operatori sociali, sono certamente di più (e sempre più giovani d’età). È arduo, però, compilare statistiche attendibili: la tossicodipendenza viene considerata una vergogna da tener nascosta agli occhi altrui.
Come sempre accade, i fallimenti degli adulti si ripercuotono sui bambini, figli o famigliari che siano.
Dal 1999 Caritas Jerusalem ha dato vita a un Centro per la prevenzione e l’assistenza alle persone tossicodipendenti e alle loro famiglie. Tra le varie iniziative e attività che fanno capo al centro, vi è anche un campo estivo – in corso di svolgimento in questi giorni – per i bimbi e ragazzi che hanno qualche famigliare tossicodipendente. In una situazione di precarietà economica come quella che affligge tutta la popolazione di Gerusalemme Est le famiglie dove si è insinuato il tarlo della droga sono ancora più impoverite e prive di fondi da destinare al benessere dei loro membri più piccoli.
Il campo estivo si propone come una via d’uscita in tal senso e quest’anno vi prendono parte 65 ragazzi e ragazze ai quali gli animatori propongono le attività più classiche: gite, nuotate in piscina, un’alimentazione sana, giochi e sport, laboratori di musica, disegno e lavorazione della ceramica e del vetro. Quel che più conta, però, è che passano ore serene tra coetanei e con educatori in grado di dar loro attenzione.
Osserva Claudette Habesch, segretario generale di Caritas Jerusalem: «È incredibile quanto questi bambini possano trarre vantaggio da un po’ di svago e di divertimento. Alcuni di loro soffrono di solitudine perché sono abituati a non ricevere alcuna attenzione. Quando la droga entra in famiglia, questi bambini finiscono per essere dimenticati e trascurati. Attraverso programmi come questo, noi facciamo del nostro meglio per far capire loro che non sono abbandonati e che qualcuno li ama».
Il campo scuola è reso possibile dal lavoro di volontari preparati a interagire con questi minori. Tra i più amati dai bambini c’è il trentunenne Abu-Saleh, un musicista non vedente che insegna ai piccoli a suonare dei brani da lui stesso composti.
All’iniziativa contribuiscono con un sostegno finanziario le Caritas belga e tedesca e quella della città di Ginevra, in Svizzera.