Porta di Jaffa, oggi, su un articolo molto coraggioso apparso sul quotidiano israeliano Yedioth Ahronot. Coraggioso perché ha a che fare con una questione sempre più decisiva, non solo in Medio Oriente. Parla infatti del modo di raccontare il mondo arabo. Dror Ze'evi passa in rassegna le notizie date nelle ultime ore da tivù e giornali sui Paesi islamici. E vi ritrova come dominante il registro dell'«incredibile». «È come se avessimo perso - scrive Ze'evi - la voglia di capire realmente il mondo arabo e islamico e ci fossimo rassegnati a mettere in luce solo il ridicolo».
Porta di Jaffa, oggi, su un articolo molto coraggioso apparso su un giornale israeliano. Coraggioso perché ha a che fare con una questione sempre più decisiva, non solo in Medio Oriente. Parla infatti del modo di raccontare il mondo arabo.
Dror Ze’evi passa in rassegna le notizie date nelle ultime ore da tivù e giornali sui Paesi islamici. E vi ritrova come dominante il registro dell’«incredibile»: che sia il mago che in Arabia Saudita sembra tagliarsi un braccio con la spada o Farfur, il Topolino in versione Hamas, il tema è sempre «quella strana gente che sono gli arabi».
I nostri media – accusa l’articolo – si concentrano su storie che sono marginali nel mondo arabo, piuttosto che offrire occasioni serie di discussione. «È come se avessimo perso – scrive Ze’evi – la voglia di capire realmente il mondo arabo e islamico e ci fossimo rassegnati a mettere in luce solo il ridicolo». Invece in quei Paesi c’è anche un dibattito interno, una vivacità di voci su temi importanti, che non trova mai spazio.
Oltre a denunciare, l’articolo si spinge più avanti, sottolineando il ruolo che giocano in questo processo di banalizzazione alcuni siti internet specializzati nel rilanciare «orrori» dal mondo arabo. Alla fine – isolando singoli aspetti – danno una visione falsata della realtà. Sarebbe come – scrive ancora Ze’evi – se per descrivere Israele ci si fermasse al rabbino Ovadia Yossef quando sentenzia che un uomo non può farsi tagliare i capelli da una donna o agli epiteti con cui i ledaer delle organizzazioni dei coloni apostrofano i palestinesi.
In Israele – aggiungiamo noi – c’è anche gente che sul mondo arabo e islamico scrive articoli coraggiosi come questo. Riconoscendo che anche dall’altra parte c’è chi non si ferma agli stereotipi. Forse varrebbe la pena di leggere queste parole tenendo presente anche certe polemiche che in questi giorni popolano i quotidiani italiani. Gli stessi che – guarda caso – per rilanciare i loro allarmi sul mondo arabo ricorrono agli stessi siti internet contro cui punta il dito Dror Ze’evi.
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