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I profughi iracheni drogano l’economia siriana

09/07/2007  |  Milano
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I profughi iracheni drogano l’economia siriana
Gruppo di profughi iracheni.

In Siria è enorme l'afflusso di profughi iracheni che prendono d'assalto la capitale Damasco. In duemila, ogni giorno, arrivano in città provocando, secondo i critici, un aumento incontrollato dei prezzi delle case e dei generi alimentari e incidendo sulle casse statali con la loro crescente domanda di sussidi governativi. Gli economisti lanciano l'allarme. Dal 2003 sarebbero già un milione e 500 mila gli iracheni che hanno varcato le frontiere con la Siria, un dato che equivale all'incirca all'8 per cento del totale della popolazione siriana. La maggior parte di essi si è stabilita a Damasco o nelle sue immediate vicinanze.


È un problema di convivenza difficile quello che si trovano a dover fronteggiare le autorità siriane: a preoccupare è l’enorme afflusso di profughi iracheni che stanno prendendo letteralmente d’assalto la capitale Damasco. In duemila, ogni giorno, arrivano in città provocando, secondo i critici, un aumento incontrollato dei prezzi di case e generi alimentari e incidendo sulle casse statali con la loro crescente domanda di sussidi governativi.

Gli economisti hanno quindi lanciato l’allarme sulle conseguenze a medio e lungo termine di questa pressione, che rischia di avere pesanti ripercussioni anche sul lato sociale oltre che sul versante più prettamente economico. Dal 2003 ad oggi si stima che siano già un milione e 500 mila i profughi iracheni che hanno varcato le frontiere con la Siria, un dato che equivale all’incirca all’8 per cento del totale della popolazione siriana. La maggior parte di essi si è stabilita a Damasco o nelle sue immediate vicinanze. «I siriani non sono più contenti di questo afflusso – spiega Ammar Qurabi, dell’Organizzazione nazionale per i diritti umani (Nohr) – La maggior parte della popolazione ritiene i profughi iracheni responsabili della crescita dei prezzi e della mancanza di opportunità lavorative».

Nel Paese il tasso ufficiale di inflazione (argomento politicamente «sensibile») si attesta quest’anno sull’8 per cento, quindi in ribasso rispetto al 9,2 per cento del 2006, ma stime ufficiose degli economisti parlano di una crescita reale dei prezzi intorno al 30 per cento, con punte ancora più elevate soprattutto nel settore immobiliare. Affittare un appartamento di due stanze a Damasco, stando a uno studio della Nohr, costa oggi l’equivalente di 400 dollari, rispetto ai 160 che erano sufficienti due anni fa. «Colpa» proprio degli ultimi arrivati, le decine di migliaia di famiglie irachene che con il loro incessante afflusso avrebbero «drogato» il mercato.

Di qui la frustrazione crescente del siriano medio, quello che, ad esempio, incassa 120 dollari al mese di salario pubblico e che è forzato al doppio lavoro per riuscire a pagarsi l’affitto. Discorso analogo a quello relativo agli immobili può esser fatto, secondo gli organismi siriani di controllo, per tutti i beni primari: dal pane (+ 35 per cento dal 2005), ai costi dell’elettricità (+ 27 per cento), dell’acqua (+ 20 per cento), del carburante (+ 17 per cento).

A incrementare le preoccupazioni degli esperti sono poi le pressioni poste dall’aumento del numero dei rifugiati sullo stato sociale, in particolare su aspetti quali il sistema sanitario e l’educazione, ai quali gli iracheni hanno accesso gratuito. Le scuole, per dire, ospitano già più di 75 mila bimbi iracheni, con le classi che ormai hanno raddoppiato la loro capienza a 60 alunni. «Il sistema è al limite», ammette Sybella Wilkes, portavoce a Damasco dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati.

L’economista Jihad Yaziji fa notare peraltro che il maggior fardello derivante dalla massiccia presenza dei profughi iracheni pesa soprattutto sulle casse statali, visto che per la maggior parte dei beni essenziali (dall’elettricità ai trasporti) sono previsti sussidi governativi anche del 40 per cento. Il cherosene, ad esempio, costa ai cittadini siriani l’equivalente di 14 centesimi di dollaro al litro, ma lo Stato paga per l’acquisto della stessa quantità di carburante un prezzo quattro volte superiore.

Un risvolto positivo dato dalla presenza dei profughi iracheni in Siria, comunque, c’è. Restando in ambito economico, infatti, la crescita del Pil del Paese è attestata al + 7 per cento. Una crescita dovuta, in particolare, all’incremento dei consumi interni, trainata proprio dagli investimenti degli stessi profughi nel settore immobiliare e in quello commerciale.

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