Oggi il suo nome si impone anche all'attenzione internazionale. Concorrendo alle elezioni primarie, Ami Ayalon contende ad Amir Peretz la guida del Partito laburista, contrapponendosi all'ex primo ministro Ehud Barak. L'ex ammiraglio della Marina viene da una carriera militare costellata di successi e durata tre decenni. Quando pensava che fosse venuto il momento di appendere la divisa al chiodo e dedicarsi agli affari (era il 1996), Ami Ayalon venne chiamato alla guida dei servizi di sicurezza. Ha mantenuto l'incarico fino al 2000 per poi dedicarsi a iniziative per promuovere una coesistenza pacifica con i palestinesi.
(p.m.a.) – «Se un capitano non sa bene verso quale direzione dirigere la propria barca allora non ci sarà vento sufficiente sulla terra per portarcelo». La determinazione di Ami Ayalon è tutta racchiusa in questo motto che ripete spesso. Nato nel 1945 a Tiberiade, in Israele, Ayalon è dal marzo del 2006 membro della Knesset, il Parlamento israeliano, eletto nelle file del Partito laburista.
Per ben 32 anni, fino al 1995, ha fatto parte della Marina israeliana. Una lunga esperienza al termine della quale è stato «paracadutato» alla direzione dello Shabak (Shin Bet), l’agenzia di sicurezza interna, di cui è stato a capo dal 1995 al 2000. Negli ultimi anni è diventato molto noto per il suo attivismo in favore della pace con i palestinesi.
La sua carriera militare è costellata da molti successi. Arruolatosi nel 1963 nell’unità operativa Shayetet 13, sei anni dopo viene decorato per il coraggio dimostrato durante l’operazione Bulmus 6, in Egitto. Nel 1979 Ayalon diventa comandante della sua unità e ottiene un’altra decorazione, questa volta per aver condotto una lunga serie di blitz riuscendo a evitare perdite tra i suoi uomini.
Nel 1992 viene promosso al grado di ammiraglio e nominato comandante della Marina. Nel gennaio del 1996, due mesi dopo l’assassinio del primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, decide di andare in pensione. «Pensavo di iniziare una nuova carriera nel mondo degli affari, ma ricevetti una telefonata nel cuore della notte da Shimon Peres, che mi chiedeva di assumere la direzione dello Shabak – ha raccontato lo stesso Ayalon – Era una richiesta strana, anche perché dodici mesi prima avevo rifiutato lo stesso incarico, che mi era stato proposto da Rabin. In effetti il pensiero di quel rifiuto mi aveva sempre attanagliato».
Ayalon assume la guida dello Shabak in un periodo drammatico: tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 1996 ben 55 israeliani perdono la vita e 215 vengono feriti in azioni terroristiche. «Mi è stato da subito chiaro che se non avessimo fronteggiato quell’ondata di violenza l’intero processo di pace sarebbe collassato», ha detto. La sua determinazione, combinata ad altri fattori, dà i suoi frutti. Tra la fine del 1998 e l’inizio della seconda Intifada nel 2000, Israele conta una sola vittima del terrorismo.
Proprio nel 2000 Ayalon lascia la direzione dello Shabak ad Avraham «Avi» Dichter. È allora che ha inizio il suo attivismo a favore della pace. Nel giugno del 2003, insieme al palestinese Sari Nusseibeh, Ayalon lancia ufficialmente l’iniziativa di pace denominata «Censimento nazionale», invitando israeliani e palestinesi a firmare le proposte in essa contenute. L’assunto fondamentale è quello dei «due Stati per due popoli», con i confini basati su quelli antecedenti alla Guerra dei sei giorni del 1967. Gerusalemme dovrebbe diventare città aperta, capitale dei due Stati. I profughi palestinesi dovrebbero poter far ritorno soltanto nello Stato palestinese, e l’intera Palestina dovrebbe essere demilitarizzata.
L’iniziativa propone la risoluzione del conflitto in un accordo unico, senza fasi intermedie. Oltre 260 mila israeliani e più di 160 mila palestinesi hanno firmato la petizione di Ayalon e Nusseibeh.
Il 28 maggio 2007 si candida alla guida del Partito laburista nelle primarie che lo contrappongono al leader in carica e ministro della Difesa, Amir Peretz, e all’ex primo ministro Ehud Barak. Dopo il primo turno restano in campo solo Barak e Ayalon, che si allea con Peretz per cercare di spuntarla. Dal ballottaggio del 12 giugno esce però vittorioso Ehud Barak.