Il vicolo cieco in cui è tornato a cacciarsi il conflitto israelo-palestinese è sotto gli occhi di tutti. E sui giornali del Medio Oriente ci si interroga su che cosa fare per ridare ossigeno al negoziato. In questa chiave diventa interessante l'articolo che proponiamo oggi, uscito nei giorni scorsi sul quotidiano di Dubai Gulf News. Lancia infatti un'idea: quella di richiamare in campo come mediatore Bill Clinton, l'ex presidente americano sotto il cui mandato iniziò e finì il processo di pace avviato a Oslo nel 1993.
Il vicolo cieco in cui è tornato a cacciarsi il conflitto israelo-palestinese è sotto gli occhi di tutti. E non basterà di certo una stretta di mano davanti alle telecamere (quella in calendario per giovedì a Gerico tra due leader oggi politicamente debolissimi come Ehud Olmet e Abu Mazen) a cambiare le cose. Così sui giornali del Medio Oriente ci si interroga su che cosa fare per spendersi un po’ più sul serio per il negoziato.
In questa chiave diventa interessante l’articolo che proponiamo oggi, uscito nei giorni scorsi sul quotidiano di Dubai Gulf News. Lancia infatti un’idea: quella di richiamare in campo come mediatore Bill Clinton, l’ex presidente americano sotto il cui mandato iniziò e finì il processo di pace avviato a Oslo nel 1993. Con un incarico speciale conferitogli dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon – sostiene Gulf News – potrebbe mettere a frutto la sua conoscenza dei nodi di questo conflitto, per arrivare davvero a quella conferenza di pace complessiva sul Medio Oriente che tanti invocano.
Si tratta di una proposta molto difficilmente percorribile. Non fosse altro che per l’oggettiva «stranezza» di una situazione in cui il mediatore di uno dei principali conflitti mondiali sarebbe nello stesso tempo il marito di uno dei candidati più accreditati nella corsa alla Casa Bianca nel 2008. C’è, però, un elemento che comunque va apprezzato in questa idea: la convinzione che occorra ripartire da ciò che si è costruito negli anni Novanta. Perché l’assurdità di ogni negoziato di pace tra israeliani e palestinesi è l’idea di ripartire ogni volta da zero. Il vero risultato politico ottenuto da Sharon e Olmert è stato, infatti, cancellare completamente dall’agenda lo scenario di Oslo. Primi tra tutti quei «parametri» che proprio Bill Clinton nel dicembre 2000 aveva steso per fare sintesi di sette anni di negoziati e indicare a entrambe le parti quei prezzi che accettare la soluzione dei due Stati comporta.
Oggi così, grazie anche al caos in cui è precipitata Gaza, soffia un vento opposto. Oslo è diventata una parola innominabile. E anziché parlare di misure concrete, si ripetono solo slogan su pace e sicurezza. Lasciamo Clinton alla sua dorata pensione. Ma ricominciamo a discutere dei suoi «parametri» su confini, profughi e quartieri di Gerusalemme. È offrire loro un’alternativa credibile, l’unico modo per far uscire allo scoperto i tanti palestinesi che non ne possono più della follia delle guerre tra bande e dei Qassam.
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