Un segnale positivo, nonostante le perplessità degli arabi sul curriculum di Blair. È l'atteggiamento con cui i giornali della regione salutano oggi la nomina dell'ex premier britannico a rappresentante del Quartetto (Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Onu) per il Medio Oriente. Particolarmente positivo il commento nell'editoriale di Haaretz («Benevenuto a bordo, Tony»), che sottolinea non solo l'esperienza internazionale di Blair, ma anche la chiarezza di vedute su quelli che sono i nodi del conflitto. Meno entusiasta, per contro, il quotidiano libanese The Daily Star.
Un segnale positivo, nonostante le perplessità degli arabi sul curriculum di Blair. È l’atteggiamento con cui i giornali della regione salutano oggi la nomina dell’ex premier britannico a rappresentante del Quartetto (Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Onu) per il Medio Oriente. Particolarmente positivo il commento nell’editoriale di Haaretz («Benevenuto a bordo, Tony»), che sottolinea non solo l’esperienza internazionale di Blair, ma anche la chiarezza di vedute su quelli che sono i nodi del conflitto.
Anche se questo non basta per cancellare d’incanto i problemi. «Incontrerà intransigenza, paura, sospetto e pessimismo da ogni parte – annota l’editoriale – ma ha dalla sua la leadership, la caratura internazionale e la fiducia degli israeliani e dei palestinesi, qualità che in pochi possono vantare come lui. Questo fa crescere le speranze di successo di Blair su una strada che è lastricata dagli insuccessi di molti mediatori, diplomatici e inviati che lo hanno preceduto».
Il riferimento neanche troppo velato è quello all’ex presidente della Banca Mondiale James Wolfhenson, anche lui inviato del Quartetto di ampio profilo internazionale, costretto alle dimissioni per constatata impotenza nel 2006.
Opposto il giudizio su Blair di Rami Khouri sul libanese The Daily Star. Khouri elenca le credenziali non proprio eccelse di Blair dal punto di vista arabo: l’appoggio a Bush nella guerra in Iraq, le tante parole ma le poche azioni concrete sulla prospettiva dei due Stati in Israele e Palestina, il profilo molto cauto tenuto la scorsa estate durante la guerra in Libano. «Dobbiamo guardare alla nomina di Blair con molto scetticismo e poche illusioni di reali progressi – è la conclusione – tuttavia, nonostante la debolezza di Blair, non dobbiamo sottovalutare il fatto che il Quartetto era una buona idea». Finora non è servita a perseguire davvero una soluzione giusta del conflitto, scrive The Daily Star. «Ma la rinascita del Quartetto dall’inverno scorso, grazie all’insistenza dell’Europa, e ora questa nomina suggeriscono che almeno c’è una possibilità di cambiamento».
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