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5 Stati x 2 popoli

18/06/2007  |  Milano
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5 Stati x 2 popoli
Posti di blocco e sbarramenti intralciano le vie di comunicazione anche in Cisgiordania.

In questi giorni i palestinesi hanno due governi e forse anche due Stati. S'avvera il sogno di Ariel Sharon di confinare i palestinesi in riserve come avvenne in passato con i bantustan del Sudafrica, aree riservate alla popolazione nera, mentre governava la minoranza bianca? Se lo chiede oggi un editoriale del quotidiano israeliano Haaretz. Altri, come il sito palestinese Miftah, si domandano se la dirigenza palestinese di al Fatah saprà cogliere l'occasione per drastiche riforme al proprio interno.


Ancora due punti di vista su quello che sta succedendo a Gaza e in Cisgiordania. Opinioni diverse, ma accomunate da una convinzione: l’unica via d’uscita da questa situazione è salvare il salvabile dell’idea dei due Stati. Perché buttarla a mare avrebbe conseguenze pesantissime.

Graffiante il commento di Akiva Eldar su Haaretz. «Se Sharon si svegliasse oggi dal coma e ascoltasse le notizie provenienti dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania – scrive – chiamerebbe il suo braccio destro Dov Weissglas e gli direbbe: ce l’abbiamo fatta». Secondo Eldar, infatti, gli utlimi sviluppi sono la realizzazione piena della prospettiva dei bantustan, la soluzione alla Sudafricana del conflitto con i palestinesi confinati in alcune isole. Perché accanto all’Hamastan-Gaza, quello che dovrebbe controllare Abu Mazen nella Cisgiordania grazie a insediamenti e check-point è tutt’altro che uno Stato contiguo. Grazie alle lotte interne palestinesi – sostiene Eldar – alla fine si è realizzata l’idea di partenza di Sharon: i «due Stati per due popoli» hanno lasciato il posto a «cinque Stati per due popoli»; uno contiguo israeliano e quattro enclave isolate per i palestinesi. Bisogna però guardare anche a come è andata a finire in Sudafrica, aggiunge il giornalista di Haaretz: alla fine i bantustan sono stati spazzati via da uno Stato unico governato dalla maggioranza nera. «Per questo – è la conclusione – Israele farebbe bene a svegliarsi in fretta da questo sogno e recuperare il possibile sul fronte dei due Stati».

Sul sito palestinese Miftah, invece, Gershon Baskin, dell’Israel/Palestine Center for Research and Information, prova a proporre dieci punti per fare la stessa cosa dal punto di vista palestinese. La sua tesi è: la caduta di Gaza faccia crescere la Palestina. Ed è un invito alla leadership di Ramallah a sfruttare questa occasione per sanare una buona volta anche le sue ambiguità. Perché non bisogna dimenticare che gli uomini di Fatah a cui oggi si riaprono tutte le porte sono gli stessi sfiduciati dalle elezioni di un anno e mezzo fa a causa della loro corruzione. Allora, almeno nella Cisgiordania, adesso occorre davvero unificare e ridurre le milizie sotto un unico comando delle Forze di sicurezza, sequestrare le armi, spingere l’acceleratore sullo sviluppo e sui servizi sociali, stop a ogni forma di incitamento alla violenza. Solo così un domani si potrà pensare di tirare fuori dai guai anche Gaza.

Clicca qui per leggere l’articolo di Haaretz

Clicca qui per leggere l’articolo di Miftah

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