La musica di Mozart tra Nablus, Betlemme e Ramallah. Suonata da concertisti di livello internazionale, per una buona metà palestinesi. Uno dei problemi più gravi dei racconti del conflitto israelo-palestinese sono le immagini stereotipate che rimbalzano sui nostri mass media. Quelle in cui Israele e i Territori sono solo i caccia F16 e i kamikaze di Hamas. Invece c'è anche altro. Ce ne dà conto un articolo di Haaretz.
La musica di Mozart tra Nablus, Betlemme e Ramallah. Suonata da concertisti di livello internazionale, per una buona metà palestinesi. Uno dei problemi più gravi dei racconti del conflitto israelo-palestinese sono le immagini stereotipate. Quelle in cui Israele e i Territori sono solo i caccia F16 e i kamikaze di Hamas.
Vale proprio la pena di leggere, allora, questo articolo di Noam Ben Ze’ev, pubblicato l’altro giorno sul quotidiano Haaretz. Racconta di un vero e proprio Festival mozartiano svoltosi nei Territori palestinesi. Dimostrazione che la Palestina di Hamas è comunque un posto dove oggi si possono eseguire in pubblico brani come l’Ave Verum o il Requiem o il Flauto magico. E riempire le sale. Anche se con qualche difficoltà.
«Molti ci avevano consigliato di non venire – ha raccontato uno degli organizzatori britannici dell’inziativa al giornalista di Haaretz -. “Raccogliete soldi” ci dicevano “formate una lobby per i palestinesi, ma non venite. Ora non è il momento”. Altri invece ci hanno incoraggiato, perché sentono che la vita culturale nelle due società – palestinese e israeliana – non deve cadere vittima della situazione della sicurezza, e che i palestinesi non devono soffrire un isolamento culturale peggiore di quello che già sperimentano. Per loro è importante continuare a sentirsi parte della comunità internazionale».
Nessuno ce lo racconta mai, ma succede anche questo oggi a Ramallah.
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