Dalla Striscia di Gaza, nei Territori palestinesi, giungono per lo più notizie di violenze o miserie. Raramente filtrano sulla stampa voci di altro genere. Eppure c'è chi anche parla di pace, perdono, riconciliazione. Una tra queste voci è quella del parroco cattolico di Gaza: padre Manuel Musallam, anch'egli palestinese, nato poco a nord di Gerusalemme quasi settant'anni fa. Vi proponiamo una sua recente lettera, indirizzata ai cristiani di tutto il mondo e dunque anche a molti nostri lettori.
Dal sito web del patriarcato latino di Gerusalemme, che l’ha pubblicata in lingua francese, riprendiamo una lettera del parroco cattolico di Gaza, scritta il 20 febbraio scorso. Padre Manuel Musallam (69 anni) è prete dal 1963 e da ormai 14 anni svolge la sua opera pastorale a Gaza.
In questa lettera racconta delle occasioni che ha avuto per predicare il Vangelo del perdono e della riconciliazione in un contesto violento e fratricida come è stata Gaza settimane addietro, durante gli scontri armati tra uomini di Hamas e Fatah.
Fratelli in Cristo, ovunque voi siate, pace a tutti voi.
Sono vostro fratello, parroco a Gaza. Appartengo al clero del Patriarcato latino di Gerusalemme e sono di Bir Zeit, nella regione di Ramallah.
Vorrei mettervi a parte del nostro intervento e del nostro ruolo di cristiani negli ultimi giorni, tribolati e dolorosi qui a Gaza. La Striscia di Gaza conta un milione e 300 mila abitanti, e noi cristiani siamo soltanto quattromila in due parrocchie, una greco ortodossa e una cattolica latina. La nostra è una parrocchia piccola che conta solo 200 persone. Però abbiamo due scuole che accolgono allievi cristiani e musulmani e questo fatto ci consente di mantenere un’interazione e un dialogo molto costruttivo con gran parte della popolazione cristiana e musulmana.
Negli ultimi tempi qui a Gaza abbiamo vissuto giornate molto difficili, a causa delle lotte fratricide che sono scoppiate tra i due grandi partiti politici palestinesi, Fatah e Hamas. La nostra speranza è che gli accordi della Mecca, conclusi nei giorni scorsi, possano reggere e porre fine a queste contese tra fratelli. Ciò ci garantirebbe una maggiore calma e più tempo per meglio riflettere e pregare. Ma io credo anche che la nostra azione per la riconciliazione in queste tormentate giornate sia stata gradita a Dio al pari di una preghiera fervente. Dopo gli accordi della Mecca abbiamo di nuovo avuto giorni tranquilli e senza colpi d’arma da fuoco e morti.
Nel corso delle ultime due settimane, ho lottato per fermare la morte a Gaza. Sono stato il primo e l’unico a parlare di amore e di perdono. Una prima occasione l’ho avuta quando sono stato invitato a parlare davanti a una folla di più di quattromila persone, tutte musulmane, e ho ricordato le parole del Vangelo, per arrestare l’odio e la morte. La seconda volta ho parlato sulla piazza davanti al Parlamento palestinese e ho indirizzato le stesse parole di perdono e d’amore ai fratelli che si ammazzavano gli uni gli altri. Accanto a me c’erano il Mufti di Gaza, la più alta autorità religiosa musulmana, il ministro dell’Istruzione (del partito Hamas), il giudice supremo (Qadi-l Qudat) e altre personalità. Ognuno di loro ha preso la parola al suo turno.
Alla fine dei discorsi, sale sul palco un anziano mi afferra per il braccio e gridando verso la folla dice: «Siete tutti dei bugiardi. Solo il cristiano dice la verità». Poi mi ha abbracciato e ha implorato la benedizione di Dio su di me.
Alla tivù palestinese sono stato invitato a parlare di riconciliazione e perdono. Il programma era lungo, è durato due ore.
Un’altra volta ancora sono andato alla moschea che sorge accanto alla nostra chiesa, accompagnato da altre personalità cristiane di Gaza. Mi sono rivolto ai credenti musulmani presenti in moschea per una trentina di minuti. Ho parlato della situazione, della questione della moschea nel Recinto nobile (la Spianata delle moschee – ndr) a Gerusalemme e ho ripetuto le parole di Cristo nel Vangelo sul perdono, la riconciliazione e l’amore. I musulmani presenti hanno accolto il discorso con soddisfazione, dicendo la loro ammirazione con l’espressione utilizzata per tutte le occasioni, di ammirazione o di collera: Allahu akbar! («Dio è grande!»). Sempre insieme ad altre personalità cristiane di Gaza abbiamo fatto visita al Mufti, al governatore di Gaza e ad altre personalità civili e religiose della città.
Ora, dopo gli accadimenti degli ultimi tempi, che spero non si ripetano più, stiamo lavorando alla creazione di una nuova Associazione che si chiamerà «Partito Democratico» e che si occuperà di tutto tranne che di politica. I membri fondatori mi hanno proposto di esserne la guida e io ho accettato. Cercherò di coinvolgere il maggior numero di cristiani possibile accanto a musulmani di tutti i partiti politici, perché questa nuova associazione sia un segno e uno strumento di pace. Domani avrà luogo la firma di un patto tra tutti coloro che vogliono lavorare per la pace. La nostra attività si espleterà negli ambiti dell’educazione e dell’aiuto sociale ai poveri.
Pregate per noi, fratelli, ovunque voi siate. Da Gaza, dove viviamo una costante lotta per ritrovare libertà e dignità umana, vi auguro un tempo quaresimale benedetto dal Signore.
Durante la Quaresima, la parrocchia si riunirà intorno al Vangelo per meditare sull’esperienza di Gesù nel deserto per quaranta giorni. Termineremo la nostra preghiera e il nostro digiuno con le feste pasquali, augurando la gioia della Risurrezione a tutti voi e alla città di Gaza.
Che Dio vi benedica e grazie ancora per le vostre preghiere e la vostra presenza spirituale con noi. Se ne avete la possibilità e il coraggio, venite a trovarci, per darci conforto nella vita difficile e tormentata che conduciamo a Gaza e in tutta la regione.