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Lo sport come strumento di vicinanza e dialogo con le realtà della Terra Santa. Ma anche per superare i limiti dell'handicap e testimoniare la necessità di un impegno fattivo per la riconciliazione.

Maratona per la pace

Elena Seno
6 marzo 2007
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Ci sono tanti modi diversi per avvicinarsi alla Terra Santa. Dodici cittadini della Repubblica di San Marino hanno scelto lo sport. All’inizio di gennaio, grazie ad un viaggio organizzato da due associazioni locali, Progetto sorriso e Attiva-mente, si sono recati in Israele. Cinque di loro hanno preso parte alla Maratona internazionale di Tiberiade, che si è svolta il 4 gennaio, gareggiando per 42 chilometri attorno all’omonimo lago.

Hanno partecipato anche Mirko e Rossano, entrambi disabili motori, gareggiando con le loro hand-bike, speciali carrozzine simili a biciclette che si sospingono con le mani. Gli altri sette sammarinesi, meno sportivi, sono rimasti lungo il percorso a fare il tifo. Tanta fatica, nessuna medaglia vinta, ma la grande soddisfazione di aver partecipato.

Non sono mancate le difficoltà burocratiche. Le hand-bike, imballate e trasportate dentro grandi casse da San Marino fino a Tel Aviv, sono state bloccate all’aeroporto. Sono arrivate a destinazione solo all’alba del 4 gennaio, poche ore prima dell’inizio della gara. «È stata un’odissea – racconta Cinzia Casali, una delle partecipanti al viaggio e presidente di Progetto sorriso – abbiamo dovuto smontarle completamente per riuscire a superare i controlli». Ora una delle due hand-bike è rimasta in dono alla parrocchia latina di Gerusalemme.

A partire dalla maratona, il viaggio della delegazione sammarinese, che si inserisce nel progetto «Connessioni attive per la pace» realizzato dalla due associazioni, è stato un cammino per conoscere da vicino cosa accade in Terra Santa. Per questo oltre alla tappa sportiva erano in programma altre visite in Galilea, a Betlemme, Gerusalemme e Tel Aviv per incontrare religiosi, autorità locali, personalità della cultura e dello sport. «Un momento molto importante del nostro viaggio è stato l’incontro con il custode di Terra Santa. Padre Pierbattista Pizzaballa – racconta Cinzia – è riuscito a trasmetterci la sensazione di quanto sia difficile vivere in questa terra».

Le informazioni che arrivano dal Medio Oriente, raccontano ogni giorno di guerre, ostilità, violenze. «Andando in Israele – spiega Cinzia Casali – abbiamo capito che invece la gente vuole la pace, sia da una parte che dall’altra. Forse, dopo anni di conflitti e tensione, manca la speranza».

Oltre a visitare il Centro Perez per la pace di Tel Aviv, ad incontrare monsignor Michel Sabbah e il console generale della Repubblica di San Marino Michail Servadio, i sammarinesi sono stati all’orfanotrofio La Crèche a Betlemme. «È stato l’incontro che più mi ha colpito – racconta Cinzia -;  i bambini vivono in un’oasi di serenità. Ma i loro occhi sono come un libro aperto, tradiscono tutta la loro solitudine, la mancanza di una famiglia».

Una volta tornati da Israele i sammarinesi hanno continuato il «cammino»: organizzano incontri per raccontare la loro esperienza, stanno raccogliendo le tante fotografie scattate in un cd e non smettono ancora di tenere gli occhi puntati verso la Terra Santa. «A Nazareth, nella basilica dell’Annunciazione, ci sono immagini della Madonna provenienti da tutte le parti del mondo – conclude Cinzia – abbiamo notato che mancava però una raffigurazione dal nostro Paese. Per questo stiamo cercando di sensibilizzare le autorità, in modo che arrivi una Madonna anche dalla Repubblica di San Marino».

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