Molti giovani di Betlemme scelgono la strada dell'emigrazione per una vita «migliore». Ma c'è anche chi fa il contrario. Come Rami che da qualche mese insegna nella facoltà di Economia e Commercio dell'Università cattolica di Betlemme. È tornato da poco dall'Italia, dove ha conseguito due master presso l'università di Pavia. In breve la sua storia. Voce di uno che ha scelto di tornare alle radici e preferisce vivere in un Paese povero, anziché nell'Europa opulenta.
(l.c.) – Molti giovani di Betlemme scelgono la strada dell’emigrazione per una vita «migliore». Ma c’è anche chi fa il contrario. Ed è proprio questa la storia che vogliamo raccontarvi.
Da qualche mese, nella facoltà di Economia e Commercio dell’Università cattolica di Betlemme, c’è un nuovo docente. Il suo nome è Rami. È tornato da poco dall’Italia e parla volentieri italiano. Una chiacchierata con lui è motivo per rievocare i suoi bei ricordi dell’Italia, ma non solo…
Rami è nato in Kuwait da genitori palestinesi, torna con la famiglia a Betlemme nel 1989 e studia economia. Ottiene una borsa di studio e parte per l’Italia. A Pavia consegue due master (Cooperazione e sviluppo e Cooperazione ed integrazione economica). Avrebbe potuto avere ottime possibilità di lavoro e un futuro promettente in Europa, ma in Italia Rami non cerca lavoro. Soggiorna per studio anche in Svizzera, a Ginevra: la vita è tranquilla, molte possibilità di lavoro, ma Rami non si ferma neppure qui.
Rami vuole tornare in Palestina, ama molto la sua famiglia e la sua famiglia conta su di lui, ma non solo; lui ama la sua gente e sa che qualcosa si può fare nella sua terra, anche se è difficile. La sua idea è di realizzare progetti di sviluppo: vuole utilizzare i suoi studi di economia per aiutare la Palestina, per creare possibilità di lavoro per i giovani di Betlemme. Dice: «Voglio vivere la mia vita in un Paese in via di sviluppo, non in un Paese ricco. Penso che Dio abbia tracciato per me una strada, e questa strada è in Palestina».
Ecco perché Rami torna a Betlemme.
«Sei matto! – gli dicono gli amici. – Qui non c’è futuro. Cambierai le tue idee fra tre, quattro mesi».
«L’Europa ci ha dato tanti aiuti, – spiega Rami – ma prevalentemente sul fronte dell’emergenza. Ha dato pochissimo per le cose più importanti, cioè per lo sviluppo della Palestina, per creare lavoro ed autonomia». Rami è convinto che sia questa la linea da perseguire.
Non è cosa di tutti i giorni sentire un giovane esprimersi in questo modo: molti suoi coetanei, sia cristiani sia musulmani, la pensano diversamente e vorrebbero trascorrere la propria vita in un Paese tranquillo, in pace, senza i problemi quotidiani che si vivono qui in Betlemme, chiusi dentro il muro… «Quando la vita ti offre una opportunità miliore, non devi perderla; si vive una sola volta. Questa è la filosofia che va per la maggiore».
Rami va incede controcorrente: «Mi sento a casa mia in Palestina, qui ho la mia famiglia, qui ho i miei amici, voglio fare qualcosa di utile per la mia gente… Mi dicono la penso come i vecchi, e come i preti. Ma io voglio veramente restare qui».