Malta è profondamente legata, per ragioni storiche, alla Terra Santa. Commissario di quest’isola che può essere a ragione definita una delle perle del Mediterraneo è padre Anthony Chircop. L’abbiamo incontrato a Gerusalemme in occasione del recente Congresso internazionale dei Commissari di Terra Santa e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza.
«Sono Commissario per la Terra Santa nella Provincia francescana di San Paolo apostolo dal 2002 – spiega -. Sono nato il 3 aprile 1961 a Rabat, Malta, dove noi Frati minori abbiamo il nostro primo convento sull’isola, che risale al 1494, dedicato a Santa Maria di Gesù. È interessante notare che il primo legame dei maltesi con i frati minori nel XV secolo è legato proprio alla Colletta per la Terra Santa, in occasione della quale arrivavano frati dalla Sicilia fin nelle isole maltesi. Sono entrato molto giovane in convento. Dopo gli studi filosofici e teologici sono stato ordinato sacerdote nel 1985».
Padre Anthony, come nasce il suo impegno per la Terra Santa?
Ho svolto per sei anni l’incarico di guardiano in un convento, poi ho lavorato anche nel campo formativo come maestro dei novizi. Per due anni sono stato anche in un convento della Sicilia, a Vittoria, affidato alla mia Provincia religiosa. Ho conosciuto molto bene il lavoro che la Provincia faceva per la Terra Santa. Con l’interessamento di padre Marcello Ghirlando, che era Commissario prima di me, sono stato mandato per un anno a Gerusalemme, a seguire un corso in Scienze bibliche presso lo Studium Biblicum Franciscanum. Dal 2000, con il boom di pellegrinaggi da Malta (10 gruppi in un anno), ho accompagnato molti viaggi. Nel 2002 mi hanno nominato Commissario.
Cosa significa lavorare per la Terra Santa a Malta, in una terra tanto legata a Gerusalemme?
Malta è legatissima alla Terra Santa. Il Commissariato della Valletta, dove risiedo, risale al 1636. È uno dei Commissariati più antichi. Nel Commissariato trovavano alloggio, qualche volta per parecchi mesi, i missionari impegnati nello studio della lingua araba. Molti frati maltesi sono stati missionari in Terra Santa e nel XIX secolo ci sono stati addirittura due Custodi maltesi.
In questi ultimi anni abbiamo cercato di dare un volto nuovo al Commissariato. Oltre al lavoro normale di animazione nelle parrocchie, dove andiamo ancora personalmente per la colletta in favore della Terra Santa durante le domeniche (particolarmente nell’isola di Gozo), abbiamo investito molto sui pellegrinaggi.
Purtroppo dall’ultima Intifada i maltesi stentano a recarsi in Terra Santa, per paura, ma anche perché la nostra linea aerea nazionale non fa più il volo diretto Malta-Tel Aviv. Le nuove rotte fanno aumentare il prezzo del pellegrinaggio.
Come viene recepito a Malta il messaggio dei Luoghi Santi?
La nostra gente ci indica spesso come «i frati del Sepolcro di Cristo»! Non suona benissimo, ma lo accogliamo volentieri perché dimostra che la gente associa noi francescani con la Terra Santa. In questi ultimi anni, ogni volta che si parla di Terra Santa, e anche della situazione politica in Israele e Palestina, siamo sempre chiamati in causa. Non era così prima. Adesso siamo riusciti a convincere tutti che siamo protagonisti in questa terra. Nei programmi della radio abbiamo anche fatto interviste con frati maltesi che lavorano attualmente nella Custodia. Proprio nei giorni del Congresso dei Commissari è venuto il vescovo di Gozo, mons. Mario Grech, con una troupe televisiva, per registrare un programma su Betlemme. Hanno intervistato il parroco di Betlemme e anche padre Noel Muscat, un frate maltese maestro dei novizi a Betlemme.
Quali aspetti contraddistinguono il suo impegno?
Malta è piccola. Conta quattrocentomila abitanti, la maggioranza dei quali, tuttavia, sono cattolici praticanti. Io inserisco il mio impegno in un contesto di evangelizzazione, perché penso che un Commissario debba parlare della Terra di Gesù con slancio ed entusiasmo, e non soltanto per raccogliere fondi. Certo, anche questo è importante, ma costato che la generosità dei maltesi è legata al livello di convinzione personale con la quale riusciamo a informare sulla Terra Santa. Sono persuaso che, seppure con le nostre risorse limitate, possiamo davvero offrire un servizio qualificato di animazione e sostegno alle opere di Terra Santa.