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Nel 2006 gli Usa sempre meno amati tra gli arabi

03/01/2007  |  Milano
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Nel 2006 gli Usa sempre meno amati tra gli arabi

Un recente sondaggio, realizzato da un istituto demoscopico statunitense, mostra che gli Usa sono sempre meno popolari tra la popolazione araba del Medio Oriente. Quasi ovunque oltre l'80 per cento degli intervistati si è pronunciato contro gli Stati Uniti. Anche in Libano gli americani sono sempre meno popolari. L'impopolarità ha subito una drastica impennata nel corso del 2006.


(d.c.) – Se i sondaggi molte volte danno esito scontato, quello pubblicato da Zogby International, uno degli istituti di statistica più autorevoli negli Stati Uniti, appare ancora meno sorprendente di altri. Lo studio, basato su un campione di 3.500 interviste effettuate in diversi paesi del Medio Oriente (Egitto, Giordania, Libano, Marocco e Arabia Saudita), concerne il grado di apprezzamento dei mediorientali rispetto agli Stati Uniti nel 2006, soprattutto in relazione alla politica estera degli States in Palestina, Iraq ed Iran.

Il 90 per cento dei giordani vede gli Stati Uniti come il fumo negli occhi; l’83 per cento degli egiziani la pensa allo stesso modo, così come l’87 per cento della popolazione marocchina e l’82 per cento degli abitanti dell’Arabia Saudita.

In Libano, in cui la componente cristiana avrebbe potuto spostare l’ago della bilancia, il 68 per cento degli intervistati dichiara il proprio disappunto verso gli americani; dato diverso, come si vede, dal plebiscito ottenuto negli altri paesi chiamati in causa, ma che non deve ingannare: le fila dei detrattori è aumentata infatti di otto punti percentuali rispetto all’inizio del 2005.

Del resto, è nel 2006 che il fronte anti-americano in Medio Oriente si è davvero compattato; solo un anno prima in Giordania il malumore era stimato al 32 per cento; in Egitto al 64 per cento.

James Zogby, titolare dell’omonimo istituto di statistica e presidente dell’Arab American Institute, individua diversi motivi di preoccupazione dagli esiti del suo studio: alla base sta la considerazione per cui anche in Paesi dove il livello di democrazia è discutibile, l’opinione pubblica ha comunque un peso sufficiente per condizionare le scelte delle istituzioni. In questo senso, il primo dato che emerge è che il malcontento è più diffuso proprio in Paesi storicamente alleati degli Stati Uniti come Marocco e Giordania, il che implica, come conseguenza immediata, che potrebbero sorgere difficoltà nello svolgimento della normale attività diplomatica degli Stati Uniti in questi territori.

In secondo luogo, la disapprovazione verso gli Stati Uniti è inversamente proporzionale all’apprezzamento (ultimamente in netta crescita) verso l’Iran, con le conseguenze che chiunque può immaginare in fatto di equilibrio internazionale. Zogby non condivide l’ipotesi di quanti paventano una sorta di alleanza che comprenda Arabia Saudita, Egitto, Giordania e Israele contro il governo di Teheran: un tentativo simile non farebbe che rafforzare ancora una volta proprio il regime iraniano. Se invece, come spiega lo stesso Zogby, gli Stati Uniti si orientassero a coinvolgere maggiormente i loro potenziali partners politici nella risoluzione dei problemi maggiori del Medio Oriente, a partire dal conflitto sempre vivo in Terra Santa, essi potrebbero riguadagnare quella fiducia popolare da cui, in parte, dipende anche la durata e il riconoscimento della loro leadership nella regione, oggi così maltollerata.

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